Il primo ministro ungherese Viktor Orban ha scritto una lettera ad Ursula von der Leyen in cui ha riferito tutte le sue preoccupazioni legate alle sanzioni.

In particolare Orban ha espresso i suoi dubbi per l’embargo sull’importazione nell’UE del petrolio russo.
Il presidente Ungherese lo ha definito come una bomba atomica sull’economia ungherese. Orban infatti sostiene che il suo paese non riuscirà a sostituire il petrolio russo in 20 mesi e sostiene che ci vorranno almeno 5 anni per realizzare questa transizione. Intervenuto in radio, Orban ha parlato delle sanzioni precedenti che l’Ungheria aveva accettato. Ha però sottolineato che con le nuove sanzioni l’Europa non sta rispettando gli accordi. Ecco le sue parole : “Anche allora (riferendosi alle prime sanzioni,ndr) abbiamo detto che c’è una linea rossa che non va superata, è il settore energetico”. Settore che l’embargo metterà a dura prova. Le nuove sanzioni, per il premier ungherese, mettono a rischio l’unità Europea emersa allo scoppio del conflitto in Ucraina.

La posizione di Orban sulle sanzioni e l’attacco all’UE

Orban ha spiegato che il petrolio in Ungheria arriva solamente tramite l’oleodotto russo e che queste sanzioni minacciano l’economia Ungherese, gli altri metodi possibili sono al momento molto costosi per Budapest e poco vantaggiosi. La proposta è arrivata senza consultazioni secondo il premier. Orban ha anche preso le distanze sull’inclusione di figure religiose nelle sanzioni.

La risposta di Memer

Il portavoce Memer ha risposta ad Orban dicendo: “Abbiamo detto dall’inizio che capiamo che alcuni Stati membri sono in situazioni specifiche a causa della geografia e della dipendenza dagli oleodotti. Ne abbiamo tenuto conto nella proposta e abbiamo pensato a questo prima di presentare la proposta”. Memer ha spiegato che il processo dell’UE è chiaro. Prima di presentare la proposta tutti gli stati membri sono stati consultati. Il portavoce ha poi aggiunto: “Le discussioni continuano e la riunione del Coreper è finita da poco. Suppongo che continueranno più tardi, vediamo dove ci portano. Cerchiamo un modo di tagliare il flusso di denaro che finanzia la guerra di Putin. Crediamo che sia fattibile: servono discussioni, ma siamo fiduciosi che si arriverà ad una soluzione