È stato l’ultimo capitano azzurro a sollevare al cielo un trofeo prestigioso. Giorgio Chiellini è, di diritto, nella storia del calcio italiano. Capitano della nazionale azzurra e baluardo della retroguardia della Juventus, il difensore ha concesso a La Stampa un’intervista che ha toccato svariati temi. L’incipit è sulle difficoltà del movimento calcistico, scottato dalla mancata partecipazione al secondo Mondiale consecutivo e arenato su criteri obsoleti, che rischiano di minare il futuro: “La Serie A andrebbe rivista – afferma Chiellini –. Introducendo i playoff, ad esempio, si darebbe imprevedibilità e suspance al campionato. Sarebbero un evento straordinario capace di coinvolgere milioni di persone. Le novità, però, come al solito spaventano e si finisce per non cambiare mai nulla”.

Le parole di Chiellini

Il messaggio di Chiellini è chiaro. Il calcio va cambiato o tutto sarà destinato a finire: “L’obiettivo comune dovrebbe essere quello di tenere viva la passione della gente o rischiamo di perdere un patrimonio sociale enorme. Bisogna cambiare al più presto alcune regole e soprattutto la mentalità. Persino le proposte migliori e più innovative faticano a passare, c’è un conservatorismo eccessivo. Nel mondo delle imprese e degli investimenti si sfrutta ogni occasione. Nel calcio, invece, ogni novità è vissuta come una grande minaccia”. Il difensore apre una parentesi anche sulla questione stadi: “Basta vedere la questione stadi: tutti sanno che andrebbero ripensati con nuove strutture capaci di attirare famiglie e bambini da tenere vicini al nostro mondo. Nonostante questo però non si riesce a costruirne, salvo poche eccezioni. C’è sempre un intoppo burocratico di troppo o qualcuno che si mette di traverso”.

“Futuro? M piacerebbe diventare dirigente”

Riguardo il proprio futuro, il capitano di Juventus e Nazionale ha le idee chiare: “Finchè sei un calciatore devi essere focalizzato solo su quello – aggiunge Chiellini –. Fino ad oggi nella mia testa è sempre stato così al 100%. Di certo però in futuro mi piacerebbe intraprendere un percorso dirigenziale, in cui poter mettere in pratica l’esperienza che ho accumulato in questi anni in un nuovo contesto. Vorrei occuparmi di tutto ciò che circonda il campo, ma ovviamente prima dovrei studiare ancora molto. Conosco bene lo sport e so tutto della Continassa, ma tutto questo però non può essere sufficiente per fare il dirigente. Non è un ruolo che puoi improvvisare”.