La notizia non ancora stata confermata dal governo americano, ma ora la Russia non ha dubbi. Gli intelligence degli Stati Uniti avrebbero aiutato l’esercito ucraino a colpire l’incrociatore sovietico Moskva, in seguito andato a picco il 14 aprile.
La versione del Cremlino fu invece che fosse affondato inseguito al bombardamento, i russi parlano di un incendio a bordo.

Ma i media americani come il Washington Post e il New York Times, citando fonti anonime, dicono che la Casa Bianca non sapeva niente dell’attacco. NBC News ha invece detto che gli americani hanno confermato la presenza di un’imbarcazione nel Mar Nero, aiutando in questo modo gli ucraini a confermare la posizione della nave Moskva. Nonostante questo passaggio di informazioni il governo USA ha smentito però di sapere l’intenzione degli ucraini di colpire la nave.

“Gli Stati Uniti forniscono intelligence sul campo per aiutare gli ucraini a difendere il loro Paese, non forniamo intelligence con l’intento di uccidere generali russi”, queste le parole del Consiglio di Sicurezza Nazionale della Casa Bianca, Adrienne Watson, dopo la notizia uscita sul New York Times in cui viene scritto che una decina di generali russi sarebbero stati uccisi grazie alle informazioni d’intelligence passate da Washington. “L’Ucraina combina informazioni forniamo noi e altri con l’intelligence che loro stessi raccolgono – ha continuato ieri il portavoce del Pentagono, John Kirby – e poi prendono le loro decisioni”.

Le due versioni sul destino della nave

Al momento della notizia erano state date due versioni differenti sul motivo per cui la nave fosse affondata. Da Kiev festeggiarono attribuendola ai missili Neptune, la Russia invece non ha mai confermato questa versione nei suoi rapporti. Mosca disse che la nave è affondata dopo un’esplosione avvenuta per cause sconosciute delle munizioni che erano a bordo e del conseguente incendio scaturito. Ora invece rivolge le accuse a Wahsington.

L’unica sicura è che, in quella fase della guerra, fu un duro colpo per l’esercito di Vladimir Putin.