La mascherina al lavoro andrà ancora portata per alcune attività mentre per altre l’obbligo è decaduto. Su questo aspetto molti virologi si sono espressi ed hanno spiegato le loro posizioni a varie testate giornalistiche, stabilendo che non esiste una correlazione o una vera differenza tra le regole imposte per i posti di lavoro privati ed i pubblici uffici.

Mascherina al lavoro, il parere di Massimo Andreoni

All’agenzia di stampa Adnkronos nella sezione Salute il virologo e primario di infettivologia al Policlinico Tor Vergata di Roma e direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive, Massimo Andreoni ha commentato le differenze sull’uso delle mascherine sui posti di lavoro pubblici e privati: “Sono incomprensibili (le differenze ndr) perché non è che nel primo non c’è il rischio di contagiarsi e nel secondo sì”. Preoccupa al professore “la confusione che si genera negli italiani con questi messaggi, così hanno la sensazione che il dispositivo non serva più. I dati epidemiologici indicano che siamo di fronte a una discesa molta lenta della curva, molto più lenta rispetto allo stesso periodo del 2021. Questo testimonia che il virus circola abbondantemente e con una altissima trasmissibilità, non siamo fuori pericolo e dobbiamo ancora vigilare ed essere prudenti nei comportamenti quotidiani”. Sulle mascherine il discorso è semplice: le devono usare i fragili e coloro che li accudiscono. A livello di riduzione dei contagi non hanno impatto: se la si mette al supermercato e poi nel resto della giornata non la si indossa l’impatto è zero”, spiega invece Andrea Crisanti direttore del Dipartimento di medicina molecolare dell’università di Padova alla trasmissione “Un Giorno da Pecora” su Rai Radio 1.

Mascherine, Bassetti: “il sistema è andato in tilt”

Deciso il parere dell’infettivologo e direttore del reparto di malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova, Matteo Bassetti che in un intervista al quotidiano “Libero” spiega: “É l’ennesima dimostrazione che i provvedimenti riguardanti l’ambito sanitario, oggi, in Italia, non vengono presi dagli esperti e dai medici, ma dalla politica. Di questo passo, per superare le limitazioni che ci ha imposto il covid, ci vorranno dieci anni. Altro che ritorno alla normalità. È il solito pasticcio. Un esempio banalissimo, però terra-terra. Prenda uno che di mestiere aggiusta caldaie. È un lavoro importantissimo. Magari gli capita di andare in una casa privata e allora si copre la faccia con una Ffp2. Ma, subito dopo, ha una chiamata urgente in una scuola dove non è obbligato a indossarla. Qual è la ragione di tutto questo? Non si ottiene proprio niente, adesso, a maggio del 2022, a proseguire con l’obbligo delle mascherine nei luoghi di lavoro privati. E le dirò di più: se avremo qualche conseguenza sarà in negativo. A continuare su questa linea il rischio è che questi strumenti di protezione individuale verranno visti come un qualcosa di vessatorio. In poche parole li stiamo svilendo. Senza contare che la gente perderà fiducia nelle istituzioni sanitarie”.