In Italia la forbice generazionale continua ad ampliarsi, a scapito dei millenials. È quanto emerge dal Rapporto Inapp, che ha studiato le politiche sociale relative all’invecchiamento. A redarlo l’Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche nell’ambito del supporto tecnico-scientifico fornito al Ministero del lavoro. Il report è stato presentato nella giornata odierna alla Commissione economica delle Nazioni Unite.

Rapporto Inapp, Italia paese più anziano dell’Ue

Il rapporto Inapp certifica che l’Italia “non è un Paese per giovani”, giusto per riprendere un celebre adagio. La principale linea di demarcazione separa la generazione over-55 dai Millenials, ossia i nati tra il 1980 e il 2000. Il report considera “anziana” la popolazione lavorativa sopra i 55 anni e prende in esame un periodo temporale sia limitato che sul lungo termine. Tra i dati più significativi sull’occupazione emerge il +11% di forza lavoro anziana, ma è il trend generale che conferma uno stile di vita più autonomo e indipendente di questa fascia d’età. Tradotto, significa un’aspettativa di vita sempre maggiore.

Il cambiamento paradigmatico della struttura sociale riguarda pertanto le generazioni più giovane, mentre le più adulte manifestano una solida stabilità. I genitori e i nonni sono dunque l’asse portante dei nuclei familiari appena creati.

Un altro dato che nostro malgrado abbiamo scoperto è quello relativo all’età media. L’Italia è il paese più vecchio dell’Ue, con il 23,5% della popolazione over-65. Se consideriamo gli ultraottantenni lo scenario non cambia (sono il 7,6%), anche alla luce dell’ondata pandemica che ha colpito tale fascia dei nostri concittadini. E il trend continuerà a crescere, in considerazione del preoccupante calo demografico dell’ultimo quinquennio. Per l’Eurostat delle donne over-65 saranno addirittura il 36% della popolazione di sesso femminile nel 2045.

Allargando il raggio al nuovo millennio, si conferma la “resistenza” dei baby boomer rispetto alle generazioni più recenti. Per esempio, dal punto di vista occupazionale, negli ultimi vent’anni la forza lavoro over-50 rappresenta il 38,5% (dato quasi raddoppiato, soprattutto tra le donne). Similmente si osserva come anche la quota di disoccupati “attivi”, quindi alla ricerca di un impiego, sia cresciuta al 32,7%. Commenta così i dati Sebastiano Fadda, presidente Inapp:

Risulta evidente la necessità di coordinare e integrare tutte le politiche per l’invecchiamento, nelle diverse funzioni e nei diversi ambiti di intervento, in modo da favorire la realizzazione di azioni coerenti con gli obiettivi dello sviluppo sostenibile”.