Il segretario democratico Enrico Letta ha rilasciato un’intervista a Repubblica commentando la situazione europea. Il nocciolo della questione riguarda il possibile embargo dell’Ungheria nei confronti del gas russo, uno scenario che mostra quanto il Vecchio Continente sia frammentato. Occasione, secondo il leader del PD, di eliminare il principio di unanimità facendo seguito alla richiesta di Mario Draghi avanzata qualche giorno fa a Strasburgo.
“L’Europa si blocca quando regole come quelle attuali consentono a un singolo Paese di esercitare il diritto di veto. L’Ungheria di Orbàn, per fare un esempio non casuale, può farlo ogni volta che ritiene. Come se in Italia, dopo una decisione del governo nazionale, arrivassero le Marche e dicessero: “Fermi tutti”. Non si può andare avanti così. Nella famiglia europea non c’è sicuramente posto per il filoputinismo di Orbàn“.
Letta: “La Ue svolta se toglie il diritto di veto. Presto a Kiev i 5 leader dei Paesi più grandi” https://t.co/tI8K7VZOPs (scopri la app) #RepSelezione
— Repubblica (@repubblica) May 5, 2022
Letta a Repubblica: “Sì a una confederazione europea”
L’opinione di Letta è sintetica e chiara: servono cambiamenti alla luce del particolare momento storico:
“L’altro giorno è stata votata una riforma della legge elettorale europea, che per la prima volta adotterà un metodo transnazionale. Quindi, il 9 maggio, può partire la Convenzione per la riforma dei trattati, proprio con l’obiettivo di eliminare il meccanismo dell’unanimità e del diritto di veto su molte materie. Sono molto fiducioso, da qui può nascere la svolta per una vera Europa federale“.
Poi un focus più specifico sul ruolo che l’Unione Europea può ricoprire per aiutare l’Ucraina:
“Per l’ingresso dell’Ucraina nell’Ue vedo un percorso a due passaggi. Il primo è la costruzione di una Confederazione europea tra gli attuali 27 Stati membri della Ue e i nove Paesi interessati all’ingresso. Va fatta subito, non si può chiedere agli ucraini di aspettare dieci anni. Il secondo piano è appunto l’integrazione di una logica federale. Gli anglosassoni dicono “when in trouble, go big”. Ecco, quando le cose si fanno difficili bisogna rilanciare“.
Capitolo conclusivo sull’invio di armi in Ucraina, ostacolato dalle posizioni di Salvini e Conte, e sull’apparizione televisiva del ministro degli Esteri russo Lavrov:
“L’unico limite che vedo è quello che è stato superato da Boris Johnson quando ha ipotizzato che le armi fossero usate per un contrattacco sul territorio russo. Quello è sbagliato ed è un confine da non oltrepassare. Lavrov? Consiglierei di dare un’occhiata alle trasmissioni di Paesi paragonabili al nostro. In nessuno si discute come da noi, nessuno mette le due tesi a confronto, il russo e l’ucraino, perché non si possono mettere sullo stesso piano aggressore e aggredito. Solo noi abbiamo concesso a Lavrov uno spazio da comizio“.