Il Grande Torino fu la squadra più gloriosa della storia del calcio, capace di compiere imprese incredibili ed essere invincibile. Solo la sorte li vinse in quel maledetto mercoledì 4 maggio del 1949, quando alle 17.03 l’aereo Fiat G.212 della compagnia Ali che stava riportando gli eroi invincibili del Grande Torino a casa dopo la vittoria in amichevole contro il Benfica si schiantò sul muraglione della Basilica del colle torinese di Superga. Nel terribile incidente persero la vita 31 persone di cui 27 passeggeri e 4 membri dell’equipaggio e nessuno riuscì a sopravvivere. Il Grande Torino prima della tragedia di Superga vinse cinque scudetti consecutivi, dalla stagione 1942-1943 al campionato 1948-1949 ed i suoi campioni componevano una massiccia parte della nazionale italiana di calcio, allenata da Vittorio Pozzo, lo stesso Pozzo fu incaricato del compito di riconoscere le salme dopo lo schianto. Nell’incidente persero la vita anche diversi giornalisti tra cui il fondatore di Tuttosport, Renato Casalbone ed il padre del grande Giorgio Tosatti, Renato Tosatti che all’epoca scriveva per la Gazzetta del Popolo. Una squadra invincibile ed ancora indimenticata.

Grande Torino, le cause della tragedia di Superga

Il velivolo Fiat G.212 siglato I-ELCE stava trasportando la mitica squadra da Lisbona dove aveva disputato in Portogallo una partita amichevole contro il Benfica, una gara organizzata per sostenere economicamente il capitano della squadra portoghese, Francisco Ferreira che si trovava in una forte difficoltà economica. Il trimotore effettuò il decollo dall’aeroporto di Lisbona alle ore 09.40 di mercoledì 4 maggio, atterrando all’aeroporto di Barcellona alle 13.00, ripartendo dalla città spagnola il comandante del velivolo, il tenente colonnello Pierluigi Meroni fece sorvolare l’aereo sulla costa azzurra e Savona per poi virare verso nord per atterrare a Torino. Nel capoluogo piemontese le condizioni meteo erano pessime, alle 16.55 la torre di controllo via radio comunicò che su Torino le nubi erano a contatto col suolo e che le forti piogge conferivano una visibilità orizzontale scarsissima. Alle 17.03 il volo con il Grande Torino a bordo si mise in orizzontale e si allineò per prepararsi all’atterraggio, ma un minuto dopo si schiantò e delle 31 persone a bordo non si salvò nessuno.

I funerali e le memorie

Le esequie degli eroi del Grande Torino si svolsero due giorni dopo: il 6 maggio nel Duomo di Torino. La partecipazione popolare fu imponente, con oltre 600.000 persone che da tutto il paese e non solo si riversarono per le strade di Torino per dare l’ultimo saluto agli eroi maledetti. Tra i presenti ci fu anche Giulio Andreotti in rappresentanza del Governo italiano ed il presidente della FIGC Ottorino Barassi. Prima delle esequie fu messa in piedi la camera ardente a Palazzo Madama, una meravigliosa residenza reale situata in Piazza Castello, al centro della città. Per tutti coloro che non potevano essere presenti al rito funebre, la radio e la televisione di stato, la Rai, grazie al suo caporedattore delle cronache Vittorio Veltroni che ne prese la decisione, effettuò la radiocronaca in diretta delle esequie della squadra.