Sergej Lavrov ha rilasciato una lunga intervista in esclusiva al programma di Rete 4 Zona Bianca. Il ministro degli Esteri russo ha parlato a tutto tondo, con il suo tono pacato ma risoluto della guerra in Ucraina. E ne ha avuto anche per l’Italia.

Lavrov accusa l’occidente

La prima risposta del ministro riguarda i mass media occidentali e la politica internazionale:

Non è la prima volta che i mass media occidentali travisano ciò che viene detto dalle istituzioni russe. Quando si parla delle minacce e mi viene chiesto quanto siano reali queste minacce, soprattutto sulla terza guerra mondiale, ho risposto sempre così: la Russia non ha mai interrotto gli sforzi per raggiungere gli accordi che garantiranno il non svilupparsi di una guerra. Abbiamo proposto ai nostri colleghi americani di ripetere ciò che era stato detto da Michail Gorbaciov e Ronald Reagan nel 1987, accettare una dichiarazione che confermi che una guerra nucleare non avrebbe vincitori, e quindi non può essere proprio iniziata. Non siamo riusciti a convincere l’amministrazione Trump – evidentemente avevano delle loro motivazioni a proposito- ma l’amministrazione Biden era d’accordo con la nostra proposta. E nel luglio 2021, a Ginevra, Putin e Biden hanno accettato questa dichiarazione, su nostra iniziativa… C’era anche una proposta di Putin di convocare un summit dei cinque membri permanenti del consiglio di sicurezza Onu, sostenuta dai nostri colleghi cinesi e della Francia, ma gli Stati Uniti – e chi li ascolta, come la Gran Bretagna – rallentano la realizzazione di questo evento.

Sulle armi “mai viste” a disposizione della Russia, Sergej Lavrov conferma l’arsenale a disposizione di Mosca, sviluppato solo per difesa: “Abbiamo le armi ultrasoniche che sono state elaborate perché i missili degli Stati Uniti saranno rivolti, non contro la Corea del Nord ma contro la Russia”.

Guerra in Ucraina, Lavrov: “Nessuna fretta”

Gli occhi del mondo sono puntati sull’Ucraina, ma anche sul calendario: il 9 maggio, giorno in cui in Russia si festeggia la vittoria dell’Armata Rossa sul nazismo è vista come possibile data di svolta del conflitto bellico. Lavrov però quasi snobba la cabala:

La Russia non mira ad affrettare il completamento dell’operazione speciale in Ucraina entro il 9 maggio, Giorno della Vittoria contro il nazismo. Il ritmo dell’operazione in Ucraina dipende, in primo luogo, dalla necessità di ridurre al minimo i rischi per la popolazione civile e il personale militare russo.

E sui mercenari del gruppo Wagner presenti ed attivi in territorio ucraino, per Lavrov non c’è alcun collegamento con la Russia: “È un’azienda privata, non ha niente a che fare con Mosca”. Sul vero obiettivo dell’operazione speciale, il ministro degli Esteri conferma che non c’è nessuna mira su Kiev o sul Presidente Volodymyr Zelensky:

Non vogliamo rovesciare Zelensky. Né puntiamo a un cambio di regime a Kiev, questa è una specialità degli americani. Non chiediamo nemmeno che si arrenda. Quello che chiediamo è che interrompa le ostilità e lasci andare i civili. Vogliamo fare in modo che dall’Ucraina non vengano più minacce per l’est del Paese (le zone di Donetsk e Lugansk, ndr) e per la Russia.

Le accuse contro l’Italia, “in primo piano contro la Russia”

“L’Italia è in prima linea contro la Russia: prima eravamo sorpresi, adesso ci siamo abituati”, chiosa Lavrov, che poi attacca alcune dichiarazioni politiche “andate oltre le norme diplomatiche” e i media nazionali. L’ambasciata, conferma il ministro, “ha aperto un procedimento per violazione del diritto da parte dei media italiani. Io – prosegue Lavrov – ho un bellissimo rapporto con il popolo italiano, non è questo in discussione”.

La questione gas e il pagamento in rubli

Lavrov poi parla anche della decisione di oltre un mese fa di imporre il pagamento delle forniture di gas provenienti dalla Russia con la moneta della federazione, il rublo. “Volete pagare il gas in euro e tenere i soldi nelle vostre banche? Questo è rubare i soldi, non è possibile”. E per venire incontro alle richieste di Mosca, sarebbero diverse le aziende che hanno già aperto, o sarebbero in procinto, di aprire un conto corrente in rubli. Fra loro, anche l’italiana Eni.