Sulle candidature in Sicilia resta alta la tensione all’interno del centrodestra. Ma non si tratta soltanto di questo. “È da fine gennaio che si e’ rotto qualcosa tra Matteo Salvini e Giorgia Meloni” spiega chi conosce bene entrambi. E non sarà facile ricucire. È vero che i due negli anni hanno avuto rapporti altalenanti dovuti alle divergenze politiche generate dalle diverse alleanze prima del governo M5s-Lega e poi dell’esecutivo di unita’ nazionale guidato da Mario Draghi. Ma mai si era arrivati al punto in cui si è giunti adesso. In via della Scrofa ancora non perdonano la ‘giravolta’ di Salvini e il sostegno last minute a Mattarella nella corsa per Quirinale. In molti nello stato maggiore di Fratelli d’Italia lo hanno interpretato da subito come un segnale che il leader leghista ha scelto di proseguire con le “alleanze arcobaleno”, per usare le parole di Meloni, anziche’ governare con il centrodestra.

Ora bisogna vedere se il centrodestra, che comunque si e’ presentato unito nella maggior parte dei Comuni al voto a giugno, riuscira’ a ‘ricomporsi’ in Sicilia. Un eventuale frattura potrebbe avere ripercussioni sui voti successivi. Se gli alleati non sostengono Musumeci significa che salta il principio di ricandidabilta’ degli uscenti, ha minacciato, per esempio, Meloni, e quindi potrebbe essere in discussione anche la corsa del leghista Attilio Fontana in Lombardia nel 2023. Oltre alle tensioni in vista delle Politiche. “FdI ha la responsabilita’ di avere spaccato il centrodestra”, ha lamentato il commissario di Forza Italia in Sicilia, Gianfranco Micciche’. “Francesco Cascio era pronto a ritirarsi qualora ci fosse stata una convergenza tutti uniti ma quando FdI chiede di andare su Roberto Lagalla per andare su Nello Musumeci e’ chiaro che questo non puo’ avvenire”, ha aggiunto.

“Avremmo preferito fare un vertice e finire su un candidato condiviso. Ma abbiamo capito che i tempi si dilatavano, non certo per colpa nostra”, ha replicato dal canto suo Ignazio La Russa, colonnello di FdI che guida la trattativa per Meloni in Sicilia. “Abbiamo avvisato che da Palermo non potevano rinviare la definizione del candidato e quindi autorizzato la scelta fatta dal territorio su Lagalla, sulla quale siamo pienamente d’accordo”, ha spiegato. “Speriamo che l’appello a convergere tutti su di lui abbia successo – ha concluso La Russa -. In ogni caso, anche se non vi fosse, a Palermo, si determinerebbe una situazione simile a quella di Messina dove, senza scandalo, la Lega e’ su un candidato diverso da quello di FI, su cui anche FdI ha deciso di convergere”. “Quando vogliono ci troviamo tutti” i leader di centrodestra per discutere di Palermo, ha rassicurato Salvini. “Nel 99 per cento dei Comuni il centrodestra e’ unito, su altri va trovato unita’, come Palermo. La Lega ha fatto piu’ di un passo indietro con candidati per l’unita’, a Palermo ci sono due candidati di centrodestra e contiamo di arrivare con uno” .