L’interruzione delle forniture di gas a Polonia e Bulgaria spacca l’Europa sulla questione del pagamento in rubli. Nonostante l’avviso dell’Ue di nuove sanzioni contro la Russia, alcuni Stati sono in procinto di adeguarsi alle regole del Cremlino, tra questi l’Ungheria. Una netta presa di posizione che porta alla luce le difficoltà che alcuni Paesi riscontrerebbero se lo stop fosse totale. A ribadire la decisione di Budapest è il ministro degli Esteri ungherese, Péter Szijjártó:
“L’Ungheria non ha dubbi sul proprio obbligo di pagare il gas russo nel modo che garantisca la sua regolare fornitura. L’approvvigionamento dell’energia è materia di sicurezza nazionale e il governo ha il dovere di garantire la sicurezza ai cittadini“.
Full details here. This heavily implies Hungary will pay in rubles for Russian oil and gas, which it has suggested before, and is a potential blow to EU unity on opposing ruble payments. pic.twitter.com/0tnJxkx1mh
— Samuel Ramani (@SamRamani2) April 27, 2022
Pagamento gas in rubli, la Russia aggira le sanzioni Ue?
La decisione dell’Ungheria di pagare il gas russo in rubli è una mossa al limite della disperazione, visto che la nazione magiara fa parte della lista di “Paesi ostili” indicata da Vladimir Putin. Per l’economia ungherese il gas è una componente essenziale e il principale importatore è proprio la Russia, con il 78% del totale consumato.
L’Unione Europea, per bocca della presidente Ursula von Der Leyen, aveva spiegato come fosse possibile aprire un conto presso la Gazprombank, ma solo in euro. L’istituto di credito di Gazprom non è infatti soggetto ad alcune sanzioni o congelamenti come invece avviene per la banca centrale russa. L’obbligo della società cessa nel momento stesso in cui il pagamento (in euro) viene completato. Lo schema andrebbe comunque a vantaggio di Putin, il quale sfrutterebbe Gazprombank come una banca centrale “ad interim” per acquisire valuta estera e trasformarla in rubli secondo un tasso di cambio deciso da Mosca. Un modo ingegnoso di mitigare la portata delle sanzioni.
A far scricchiolare il castello europeo interviene anche Bloomberg. L’agenzia americana riferisce di almeno quattro Paesi che hanno aperto conti in rubli (denominati “Conti K”) presso la Gazprombank, citando una forte interna alla società stessa. Tra questi ci sarebbe anche l’Italia tramite Eni, il cui contratto con Gazprom si rinnoverà a metà maggio.