Mossa a sorprese del colosso hi-tech di droni Dji Technology, che ha annunciato la momentanea interruzione delle operazioni commerciali sia in Russia sia in Ucraina. Una decisione importante poiché è la prima azienda cinese a scegliere questa politica dall’inizio del conflitto. Nel comunicato della società si leggono i motivi che hanno portato a tale scelta:
“Dji Technology sta rivalutando i requisiti di conformità nelle varie giurisdizioni. Nel frattempo, sospenderà in via temporanea tutte le attività commerciali in Russia e Ucraina. Non si tratta di una presa di posizione su qualunque Paese, ma una presa di posizione rispetto ai nostri principi. Dji respinge qualunque uso dei nostri droni che possa causare danno e abbiamo temporaneamente sospeso le vendite in questi Paesi per accertarci che nessuno usi i nostri droni in combattimento”.
I produttori di droni DJI, già oggetto di accuse ucraine, hanno bloccato il business verso i due paesi coinvolti nel conflitto. https://t.co/avvOmv8E13
— Wired Italia (@wireditalia) April 27, 2022
Stop Dji in Russia e Ucraina, nel mirino il sistema AeroScope
La scelta di Dji di interrompere la commercializzazione dei prodotti in Russia e Ucraina deriva dalle proteste di Kiev sull’utilizzo dei droni dell’azienda in operazioni militari. Al centro delle contestazioni era finito il sistema AeroScope, con il quale gli utenti di rilevare e monitorare i droni nelle sue vicinanze. Tale funzione dovrebbe servire per proteggere strutture sensibili come aeroporti e carceri, ma in realtà la Russia se ne sarebbe servita per telecomandare i missili. L’azienda ha respinto questa ipotesi, sostenendo di non aver programmato AeroScope per gli scopi bellici.
Non è la prima volta che Dji si trova ad affrontare richieste di spiegazioni in merito a un uso scorretto dei droni. La compagnia era finita nel mirino degli attivisti per i diritti umani dopo le accuse di aver spiato parte dello Xinjiang, la regione cinese di nordovest dove risiedono minoranze oggetto di una profonda repressione governativa. Intanto si attende di capire se altre aziende cinesi seguiranno le ormi di Dji, attraverso quello che sembra a tutti gli effetti un compromesso politico sulla guerra. Una soluzione quasi obbligata viste le pressioni occidentali.