Il muro contro muro sul fronte del gas tra la Russia e il resto d’Europa miete la prima vittima. Si tratta della Polonia, che ha annunciato lo stop alle forniture a partire da questa mattina sul gasdotto Yamal. La comunicazione sarebbe avvenuta in tempi recenti tra la polacca PGNiG e la russa Gazprom, che però non conferma. A pesare sull’interruzione l’ultimatum di Mosca sul pagamento del gas in rubli, con scadenza in data odierna. La notizia infiamma immediatamente i mercati e i listini.

Altrettanto plausibile che la scelta sia una diretta conseguenza delle sanzioni che Varsavia ha imposto ad alcune aziende russe direttamente legate all’economia polacca.

La Polonia ora guarda a Nord per le forniture di gas

Anche senza una conferma ufficiale da parte di Gazprom sono i dati a parlare chiaramente. Già da questa mattina le stazioni di misurazione del gasdotto Yamal in territorio polacco certificano la totale assenza di gas. Non si tratta del primo stop non comunicato da Mosca, ma questa volta rischia di essere definitivo. La vicenda tuttavia rischia di risolversi attraverso un braccio di ferro, dal momento che la PGNiG, ossia la principale società di settore della Polonia, è pronta a chiedere i danni per la violazione del contratto.

Intanto il governo di Varsavia si è messo immediatamente al lavoro per fronteggiare la crisi, visto che dalla Russia arriva il 55% del gas della nazione. Gli scenari sarebbero comunque cambiati a breve, con l’inaugurazione del nuovo gasdotto baltico prevista per l’autunno di cui la Polonia aveva già dichiarato di voler usufruire.

Si ripropone dunque il tema dell’embargo Ue al gas russo, ipotesi non così remota se il Cremlino dovesse decidere di adottare la stessa strategia con tutti i Paesi che non adempiranno all’obbligo di pagamento in rubli. Molti Stati, tra cui l’Italia, stanno già correndo ai ripari per superare la dipendenza dal gas di Mosca.