Ivan Vavassori è vivo e si affida al suo profilo Instagram per far sapere a tutti che sta bene. Si attendeva la sua conferma ufficiale, dopo che il padre aveva aperto uno spiraglio di speranza questa mattina. Ecco il messaggio che si legge nella Stories dell’ex calciatore 29enne impegnato al fronte accanto all’esercito ucraino:

Ciao a tutti, grazie di tutti i messaggi di supporto che mi avete mandato. Sono vivo, ho solo febbre molto alta, alcune ferite in varie parti del corpo. Per fortuna niente di rotto. Grazie a tutti per il supporto“.

Ivan Vavassori, la Procura di Milano apre un fascicolo

Ivan, nato in Russia, è stato adottato da Pietro Vavassori, storico presidente della società calcistica Pro Patria, e Alessandra Sgarella, rapita dalla ‘ndrangheta nel 1997 e deceduta nel 2011. Una volta terminata la carriera nel mondo del pallone ha indossato casco e divisa per andare a combattere in diverse parti del mondo.

Il suo attaccamento nei confronti delle persone in difficoltà come il popolo ucraino in questo momento potrebbe derivare dal passato pregresso. Quando la mamma adottiva era tenuta in ostaggio dalla mafia calabrese, scrisse numerose lettere destinate a Ivan, il quale le avrebbe successivamente lette. Non si sa granché sui motivi che lo abbiano spinto a partire in missione alla volta di Mariupol, ma le Stories delle ultime settimane mostrano Vavassori particolarmente coinvolto dalla vicenda. Anche il padre ha tenuto precisare che la scelta di partire è stata interamente del ragazzo. La preoccupazione era cresciuta quando alcuni compagni avevano postato un messaggio in cui annunciavano di non sapere dove Ivan si trovasse in seguito a un esplosione di un paio di blindati.

La Procura di Milano, insieme al nucleo antiterrorismo, vuole vederci chiaro e ha aperto un fascicolo puramente esplorativo, senza accuse né indagati. L’obiettivo è capire ed eventualmente estirpare alla radice l’esistenza di una macchina illegale di reclutamento di soldati mercenari.