E’ bastata qualche bolletta più cara e la preoccupazione per l’uso del condizionatore che è tornato alla ribalta il solito dilemma: siamo disposti a pagare un po’ di più e a riscaldarsi un po’ di meno per conservare l’ambiente naturale?
A questo proposito è da segnalare un articolo sul mensile “Espansione” di Antonio Mastrapasqua, ex presidente dell’Inps, che fa una scommessa sulla “Questione energia”. Scrive che sarà al centro delle preoccupazioni del nostro Paese (e non solo) entro il prossimo autunno. E aggiunge: “Oltre al costo della transizione ecologica, si scaricheranno gli effetti della guerra russo-ucraina su tutta l’Europa energivora, soprattutto sui Paesi che hanno fatto poco per differenziare il loro paniere di fornitura.
L’Italia purtroppo è leader tra questi Paesi imprevidenti, e deve pagare una lunga serie di No che hanno contraddistinto gli ultimi vent’anni, almeno, dei piani energetici del nostro Paese”.
Nucleare, trivelle, rigassificatori, aeroporti tra ambiente e sviluppo economico
Mastrapasqua stila l’elenco, dal “No al nucleare ai No-Triv (chi non ha voluto sfruttare i giacimenti di gas dell’Adriatico e del Canale di Sicilia), ai No-Tap (gli ostili ai rigassificatori), con tutte le varianti non energetiche che vanno dai No-Tav ai No-Vax.
C’è un movimento del No che in Italia si è sposato infelicemente con il peso inerziale della burocrazia conservativa, che non autorizza, prende tempo, rinvia, blandendo i movimenti del No e affossando lo sviluppo del Paese”. E l’elenco dei No continua. Ci sono i No smog ma prendono l’auto per andare dal tabaccaio a cento metri da casa; i No Ilva ma il lavoro è una necessità; i No Rumore ma ci piace prendere l’aereo a due passi dal centro città.
Insomma, trovare un equilibrio tra ambiente e sviluppo è difficile e la “Questione energia” lo sta rendendo di grande attualità.
Stefano Bisi