La legge sul fine vita inizierà il suo iter al Senato dopo essere stata approvata alla Camera lo scorso 10 marzo. Il testo della legge presentato inizialmente ha subito modifiche sia durante l’esame della commissione di Montecitorio che in aula durante il voto. Tuttavia la parte fondamentale di questa legge è rimasta, ossia che si riconosce la morte volontaria mediamente assistita, che viene equiparata alla morte naturale.
A cambiare sono l’introduzione nella legge dell’obiezione di coscienza, di una specificazione più ristretta delle condizioni necessarie per poter accedere al suicidio assistito ed infine l’articolo sulla non punibilità dei medici. Viene infatti, confermata una sorta di ‘sanatoria’ per i condannati anche con sentenza di terzo grado per aver aiutato una persona a morire.
I punti alla base della legge fine vita
La persona affetta da patologia irreversibile, con prognosi infausta o con condizioni cliniche irreversibili potrà richiedere assistenza medica per poter porre fine volontariamente ed autonomamente alla propria vita. Ecco quanto alla base della cosiddetta legge sul fine vita che vuole infatti regolare appunto queste condizioni mediche disperate ed irreversibili. La morte viene così definita morte volontaria medicalmente assistita.
I requisiti
A poter richiedere la morte volontariamente assistita le persone che hanno raggiunto l’età adulta, capaci di intendere, di volere e di prendere decisioni libere, attuali e consapevoli e che siano state sottoposte in un percorso di cure palliative per migliorare lo stato di sofferenza e che conseguentemente le abbia esplicitamente rifiutate oppure interrotte volontariamente.
Per richiedere il fine di vita oltre ai parametri appena citati la persona deve presentare le seguenti condizioni mediche: essere affetta da una patologia irreversibile e con prognosi infausta oppure essere portatrice di una condizione clinica irreversibile, che cagioni sofferenze fisiche e psicologiche assolutamente intollerabili; essere tenuta in vita da trattamenti sanitari di sostegno vitale, la cui interruzione provocherebbe il decesso del paziente. Queste condizioni devono essere ovviamente riconosciute e constatate dal personale medico. La richiesta di porre fine alla propria vita può essere revocata in qualsiasi momento.