Si continua a parlare di casi sospetti di epatite acuta pediatrica, visto che, ancora oggi, non si capisce quale sia l’agente patogeno che li ha provocati.
Per l’Organizzazione mondiale della sanità “l’adenovirus è un’ipotesi possibile”.
Regno Unito, in Spagna, Israele, Stati Uniti, Danimarca, Irlanda, Paesi Bassi, Italia, Norvegia, Francia, Romania e Belgio, hanno registrato molteplici casi.
In Italia il Ministero della Salute ha inviato una circolare a regioni, strutture sanitarie e medici per fare il punto:
“Sono giunte in totale 11 segnalazioni che fanno riferimento a pazienti individuati in diverse Regioni italiane (Abruzzo, Emilia Romagna, Lazio, Lombardia, Marche, Sicilia, Toscana e Veneto)”, si legge. Solo 2 casi sono confermati e a uno giudicato “possibile” è stato eseguito un trapianto. “Non è stato identificato alcun legame con il vaccino anti Covid”, sottolinea il Ministero.
Epatite pediatrica, il bilancio dell’oms
I pazienti hanno un’età compresa tra il mese e i 16 anni – spiega l’Oms – e 17 (circa il 10%) hanno richiesto un trapianto di fegato”.
17 bambini (circa il 10%) dei 169 colpiti da epatite acuta di origine sconosciuta in 12 paesi del mondo sono stati sottoposti a trapianto di fegato ed è stato segnalato almeno un decesso.
L’adenovirus è stato rilevato “in almeno 74 casi”, 18 dei quali colpiti dal sierotipo 41.
Sars-CoV-2 è stato identificato in 20 casi di quelli testati; 19 avevano una coinfezione da Sars-CoV-2 e adenovirus.
Non è ancora chiaro, precisa l’agenzia Onu per la salute, “se si sia verificato un aumento dei casi di epatite o un aumento della consapevolezza” su questa problematica.
“Mentre l’adenovirus è un’ipotesi possibile – conclude l’Oms – le indagini per identificare l’agente eziologico sono in corso”