Dopo due settimane la Francia torna a riaprire le urne per eleggere, questa volta definitivamente, il nuovo presidente della Repubblica. La sfida al ballotaggio è un déjà-vu dell’ultima tornata elettorale tra Emmanuel Macron, presidente uscente, e Marine Le Pen. Nel primo turno Macron si era imposto con un discreto margine sull’avversaria e i sondaggi lo riconfermano avanti nella corsa. Due personalità diverse e due programmi fortemente differenti. Riusciranno i contendenti a convincere anche gli indecisi?

Emmanuel Macron punta la riconferma all’Eliseo

Quando venne eletto cinque anni fa Emmanuel Macron diventò il più giovane presidente della Repubblica francese, con le sue 39 primavere. Fondatore del movimento La Republique En Marche, il leader era riuscito ad attirare una larga fetta piuttosto variegata di voti da vari schieramenti. Il suo mandato non è stato certamente facile, caratterizzato da diversi momenti di crisi nazionali e internazionali.

A questo giro Macron vuole rinforzare il suo elettorato di centro destra attraverso una serie di riforme mirate: dalla decurtazione delle tasse, alle dinamiche sociali fino all’età pensionabile. Durante le settimane di campagna elettorale, il presidente uscente ha concentrato le energie soprattutto sul fronte bellico, limitando le uscite pubbliche al minimo sindacale. Solo nell’ultimo periodo, tra i due turni di voto, Macron si è mostrato più aggressivo nei confronti della rivale Marine Le Pen.

Marine Le Pen sfida i sondaggi sfavorevoli

La storia politica di Marine Le Pen segue le orme del padre, che formò quarant’anni addietro il partito di estrema destra Front National. La sfidante ha però cercato di ripulire l’immagine dello schieramento, a cominciare dal nome (oggi si chiama Rassemblement). Per Le Pen si tratta della terza candidatura alle presidenziali, e finora il suo storico racconta una progressiva crescita, che sia arrivato il momento giusto?

Battuta da Sarkozy prima e da Macron poi, la 53enne dovrà ribaltare il pronostico che la vede indietro nel ballottaggio e con un margine che potrebbe ulteriormente ampliarsi con i voti degli esclusi. Il suo tentativo di stemperare i toni della campagna elettorale sono stati inquinati da una serie di vicende spiacevoli (come quella sui fondi mal gestiti all’Europarlamento), fino agli attacchi frontali del suo avversario. Nel mirino la sua vicinanza politica a Vladimir Putin e la mancata condanna dell’aggressione russa in Ucraina.