Nella guerra tra Russia e Ucraina c’è un ulteriore conflitto nascosto, legato alla supremazia del Mar Nero, che coinvolge la Turchia. È ormai innegabile come per il Cremlino lo sbocco marittimo sia cruciale, dopo la conquista della Crimea e l’assalto ai porti di Mariupol e Odessa. Oltre all’intervento militare in Siria che apre una porta a Mosca sul Mediterraneo.

Vladimir Putin è stato molto strategico nel richiamare le navi e i sottomarini dal Baltico e dall’Artico prima della dichiarazione ufficiale di guerra, bloccando indirettamente la Turchia. Quest’ultima, secondo la Convenzione di Montreux del 1936, ha la facoltà di chiudere gli accessi marittimi del Bosforo e dei Dardanelli in caso di conflitto. Una contromossa che Erdogan ha poi intrapreso ma che lascia aperta un po’ di tensione tra i due leader.

Braccio di ferro Russia-Turchia sul Mar Nero, il gas vero obiettivo

Nell’area di Sakarya, nel Mar Nero, Ankara ha portato alla luce delle riserve di gas la cui capacità stimata è di circa 540 miliardi di metri cubi. Una vera e propria manna dal cielo, dal momento che la Turchia è totalmente dipendente dagli altri Paesi in materia energetica. Al momento sono in corso trivellazioni nel perimetro, dopo un periodo di esercitazioni della marina turca nei mari su cui affaccia il territorio. Lo stesso Erdogan aveva affermato la propria volontà di difendere il primato militare sul Mar Nero.

La Turchia ha già investito oltre 10 miliardi di euro per la trivellazione, con l’obiettivo di completare il gasdotto entro il 2023. Come detto, però, le mosse strategiche di Putin minano concretamente questa ipotesi, verso un rovesciamento delle gerarchie. Specialmente dopo che la Russia ha dislocato nell’area i cavalli migliori della propria flotta navale. Considerando i comportamenti di Erdogan, che continua a cercare una mediazione, è da escludersi la possibilità di dissidi tra i due leader. 

È al contempo innegabile che perdere il controllo del giacimento di Sakarya, che ci sia o meno un conflitto, sarebbe un danno incalcolabile per la Turchia e per Erdogan, anche in vista delle future elezioni. Senza contare che la rottura del bilaterale con Mosca priverebbe Ankara di un partner essenziale per la propria economia.