Era perfettamente cosciente Carlo Fumagalli, il 49enne arrestato per il femminicidio della compagna Romina Vento nel fiume Adda. L’episodio è accaduto nel comune di Fara Gera d’Adda, lato bergamasco del fiume, lo scorso martedì. A descriverlo nel dettaglio è stato proprio l’omicida al gip Vito di Vita nell’interrogatorio di convalida del fermo.
Fumagalli ha confermato praticamente in toto la ricostruzione degli inquirenti, ribadendo come tutto fosse stato preventivamente calcolato. A cominciare dalle difficoltà natatorie di Romina, affogata nell’Adda dopo che il compagno da cui si stava separando aveva deciso di farla finita per entrambi. Il 49enne, che non accettava la fine della relazione, si è dunque buttato nel fiume con la propria auto alla massima velocità, uscendone poi indenne.
Femminicidio dell’Adda, Fumagalli ha poi tentato il suicidio in carcere
Carlo Fumagalli, lo scorso martedì, è passato a prendere al lavoro Romina e in cuor suo sapeva che quelli sarebbero potuti essere gli ultimi momenti insieme. La donna aveva confermato la propria intenzione di andare avanti, di superare la relazione attuale, e a quel punto l’uomo ha perso la testa. Come poi ha spiegato anche il suo legale, Fumagalli era consapevole che sarebbe potuto morire insieme alla compagna, tuttavia aveva molte più chance di salvarsi.
L’interrogatorio davanti al giudice per le indagini preliminari si è svolto in un letto dell’ospedale Papa Giovanni XXIII° di Bergamo. Il reo confesso è infatti ricoverato dopo aver tentato il suicidio mentre si trovava in carcere. Lui sarto, lei contabile, problemi psichiatrici che faticava a superare. Fino alla decisione di interrompere definitivamente ogni cura.
Ad assistere loro malgrado al folle gesto erano stati degli operai in pausa, assiepati lungo le rive del fiume. I lavoratori hanno immediatamente sentito le urla disperate della donna, chiamando subito i soccorsi. Il corpo è stato successivamente recuperato dai sommozzatori che hanno individuato a primo impatto il decesso per annegamento.