The Northman, durata della pellicola oltre le due ore e venti minuti. Ma c’è un motivo e a rivelarlo è Robert Eggers, regista del film.

The Northman, durata del film corrisponde alla director’s cut

Dopo i successi di The Witch e The Lighthouse, Robert Eggers si cimenta con la mitologia nordica – con toni molto diversi, ovviamente, da quelli del Thor: Love and Thunder della Marvel – e con il suo primo film ad alto budget. Un regista con un background da cinema indipendente che, però, deve aver convinto davvero i produttori di Hollywood. Stando, infatti, alle sue dichiarazioni recenti, Eggers ha avuto la possibilità di realizzare il film che voleva senza intromissioni eccessive da parte dello Studio. Al punto da definire la versione arrivata nelle sale come il suo “director’s cut”.

“Già prima di consegnare la sceneggiatura, sapevo che era un film troppo grande perché mi lasciassero avere il ‘final cut’. Tuttavia, ero disposto a correre questo rischio.
Inoltre, devo riconoscere che lo Studio ha sostenuto il film in modo magnifico, rimandandolo durante la pandemia e permettendo in questo modo che si facesse, mentre tanti altri film stavano morendo. La fase di montaggio è stata comunque molto difficile. Gli avevo promesso che avrebbero avuto un film di Robert Eggers ma che fosse anche il più possibile d’intrattenimento, ma l’intrattenimento non mi viene molto naturale. Le pressioni dello Studio in tal senso hanno reso difficile il montaggio, ma ne avevo bisogno per riuscire a completarlo. Il risultato definitivo è la mia director’s cut. Nel blu-ray non ci sarà una versione più lunga ma solo alcune scene eliminate proposte come contenuti extra. Di alcune sono davvero orgoglioso, ma c’è un motivo per cui non sono finite nel film”.

I director’s cut tra ego e ragioni artistiche

Che la durata media dei film superi ormai abbondantemente le due ore, è cosa nota. Spesso, però, l’ego dei registi è talmente grande da spingerli a realizzare delle director’s cut ancora più lunghe di cui, francamente, non sempre si sente il bisogno.
Il caso più eclatante negli ultimi tempi, è quello di Zack Snyder con la sua versione di oltre quattro ore del film sulla Justice League. Tuttavia, il regista era chiamato al difficile compito di riprendere in mano un film che era stato costretto ad abbandonare per problemi familiari (la morte di sua figlia), e che era stato massacrato dal suo sostituto Joss Whedon. Insomma, per Snyder la posta in gioco era decisamente alta, e gli si può perdonare un simile eccesso di zelo.

Diverso il caso della director’s cut di un vero e proprio classico della storia del cinema: Blade Runner. Arrivato nelle sale cinematografiche nel 1982 con un montaggio deciso dai produttori e totalmente diverso da quello pensato dal regista Ridley Scott, il film con Harrison Ford fu un colossale insuccesso al botteghino. Questo permise a Scott di rimontare il film seguendo la sua ispirazione, dandogli un tono – e un finale… – più malinconico e ambiguo.

Infine, come non citare quello che, forse, è il film più rimaneggiato nella storia del cinema: Apocalypse Now.
Francis Ford Coppola uscì vivo a stento dalla lavorazione della sua odissea sulla guerra in Vietnam con protagonisti Marlon Brando e Martin Sheen. Una lavorazione estenuante, ripagata da un risultato eccellente per il pubblico e per la critica.
Non pago di tutto ciò, il regista decise nel 2001 di aggiungere alcune sequenze dando vita ad Apocalypse Now: Redux, più lungo dell’originale di ben 47 minuti.
Non ancora soddisfatto, Coppola, in occasione del 40° anniversario del film, mise nuovamente mano al suo capolavoro per realizzare il Final Cut, una versione ‘di mezzo’ rispetto alle due precedenti, che integra il film originale con alcune scene ritenute fondamentali dal regista, ma senza le eccessive lungaggini della versione Redux.

Per approfondire temi e curiosità legate al cinema, l’appuntamento è con Buio in Sala, il sabato, dalle 18:30 alle 20 su Radio Cusano Campus.