Samanta Migliore: il tentato omicidio, la rinascita e poi quell’iniezione letale

A soli 35 anni si interrompe bruscamente e beffardamente la vita di Samanta Migliore, una giovane donna che solo due anni fa si era già trovata nella condizione disperata di dover lottare per sopravvivere. Un colpo alla testa, esploso dal compagno di allora, l’aveva raggiunta improvvisamente e di sorpresa. Quell’uomo, 47enne dal passato burrascoso, in quel 16 novembre di due anni fa si era presentato da Samanta con un mazzo di rose. Voleva ricucire per l’ennesima volta un rapporto turbolento, fatto di tante liti e altrettante separazioni. Ma se in una mano teneva il simbolo di una ostentata voglia di riconciliazione, dall’altra teneva una calibro 6,35, detenuta illegalmente e pronta per essere usata nel caso in cui la donna le avrebbe posto davanti il suo ultimo rifiuto.

Samanta Migliore: il tentato omicidio

Giuseppe Micillo le aveva sparato con l’intento chiaro di ucciderla ma era stata salvata dai sanitari e dai medici di Baggiovara: il proiettile fortunatamente si era fermato pochi millimetri prima di penetrare nella calotta cranica. Il suo carnefice, convinto di averla uccisa, confessa tutto in una lunga deposizione spontanea rilasciata ai Carabinieri. Quel che sembrava un omicidio colposo diviene tentato omicidio, per il quale Micillo viene condannato alla pena di 7 anni e 4 mesi, confermata in appello solo pochi giorni fa. Campana di origine, madre di 5 figli avuti da due differenti relazioni, Samantha da più di 10 anni aveva lasciato al sua terra per trasferirsi a Maranello, dove era impiegata presso un’impresa di pulizie.

Una nuova, breve, vita

Samantha, con la consueta forze e caparbietà, aveva ricominciato a vivere. Prima la lunga riabilitazione, poi il faticoso superamento del trauma, infine l’amore. La donna aveva conosciuto un altro uomo, con il quale si era sposata un mese fa. La famiglia allargata e il sogno di crescere tutti quanti insieme si interrompe di nuovo, improvvisamente.

Il destino beffardo e crudele ha assunto le sembianze di un’iniezione per un trattamento estetico, cui la 35enne si è sottoposta ieri. Solo “ritocco” al seno, eseguito però a domicilio, alla presenza di tutta la famiglia. A somministrare il farmaco letale una donna, di origine straniera, senza una qualifica specifica e, incredibilmente, di cui non si conosce l’identità.

Appena è stato chiaro quanto fosse grave la situazione di Samanta dopo aver ricevuto l’iniezione, la presunta estetista è fuggita mentre i familiari si affrettavano a chiamare il 118.Il tentativo di rianimazione e le terapie somministrate non sono servite, questa volta, a salvare la vita di Samanta. Una vita breve, tormentata, intensa e dolorosa spezzata senza una causa esatta. Arriverà il tempo delle indagini, delle analisi e delle motivazioni. Questo, soprattutto per la famiglia, è il momento del dolore.