Fincantieri: dopo venti anni alla guida di Giuseppe Bono, il timone passera’ di mano per essere affidato a Pierroberto Folgiero, a.d e d.g di Maire Tecnimont dal 2013, gruppo industriale leader mondiale nella trasformazione delle risorse naturali. La notizia, diffusa da Cdp, che detiene il 71,32% di Fincantieri, e’ un fulmine a ciel sereno. Fino all’ultimo minuto, infatti, in tanti si attendevano una nuova riconferma di Bono, manager calabrese di 78 anni che ha tirato fuori dalle secche dell’assistenzialismo una azienda pubblica per farne un competitivo gruppo internazionale e che l’ha anche fatta sbarcare in Borsa. Ma dal suo arrivo, nel 2002, ora le indicazioni (secondo i bene informati c’è lo zampino di Mario Draghi ) sono state di discontinuita’.
Di Bono si pensava che, se non fosse stato confermato a.d., potesse passare alla stanza a fianco, quella della presidenza, magari conservando qualche delega operativa. Piu’ indolore la scelta del presidente: era nota l’uscita del navigato Giampiero Massolo, designato da Edizione Holding per lo stesso ruolo in Atlantia. Certo, e’ una sorpresa il nome del sostituto, Claudio Graziano, noto generale con esperienza internazionale, accumulata sia in scenari di guerra che nei piu’ ovattati salotti europei: lascera’ infatti il ruolo di Capo di gabinetto di Josep Borrell, Alto rappresentante dell’Ue per affari esteri e politica di sicurezza.
I partiti politici però non hanno affatto preso bene le nomine effettuata dal governo: “Ma vi sembra possibile un generale alla presidenza di Fincantieri?”, dice un ‘big’ della Lega; “ma vi sembra possibile confermare Tomasi ad di Aspi?”, rilancia un ‘big’ del Movimento 5 stelle. “Ecco il governo dei migliori”, taglia corto un altro esponente di peso del centrodestra. Insomma, le scelte sulle nomine creano ulteriore malessere nei partiti che sostengono il governo.