C’è differenza tra la libertà di pensare e la libertà di pensiero? Secondo me sì.
Tutti devono avere la possibilità di pensare e anche l’opportunità di esprimere il pensiero scaturito dalla riflessione. Però ogni persona non dovrebbe abusare della possibilità di esternare un’opinione soprattutto esprimendosi come se fosse la sola giusta, la verità.
In un tempo dove ogni luogo di discussione sembra essersi trasformato in un ring e gli interlocutori cercano il colpo del ko ci torna in mente l’ultima opera dello scrittore Italo Calvino. Il titolo, Palomar, è anche il nome del protagonista, un uomo pacato, saggio verrebbe da dire, spesso in difficoltà con il mondo urlante che lo circonda e che osserva, spesso restando in silenzio.

L’abitudine di mordersi la lingua tre volte prima di parlare

Ecco, il silenzio, che oggi come allora (la raccolta venne pubblicata nell’83) non è considerato generalmente una virtù, è oggetto della riflessione di Calvino: “In un’epoca e in un paese in cui tutti si fanno in quattro per proclamare opinioni o giudizi, il signor Palomar ha preso l’abitudine di mordersi la lingua tre volte prima di fare qualsiasi affermazione. Se al terzo morso di lingua è ancora convinto della cosa che stava per dire, la dice; se no sta zitto. Di fatto, passa settimane e mesi interi in silenzio”.
E’ giusto il comportamento di Palomar? Provoca rimpianti? Tra il silenzio “sempre e comunque” e l’urlo “sempre e comunque” c’è una via di mezzo. Forse è proprio quella imboccata da Palomar: tre morsi della lingua prima di parlare, cioè il tempo giusto che passa tra la libertà di pensare e la libertà di pensiero.

Stefano Bisi