L’Italia è al lavoro per diversificare le fonti energetiche e ridurre in modo drastico l’arrivo di queste materie dalla Russia. Dopo la visita in Algeria, nella giornata odierna i ministri Luigi Di Maio e Roberto Cingolani partiranno per la missione africana destinazione Angola, prima di spostarsi in Congo nella giornata successiva. Nel frattempo Mario Draghi, in isolamento poiché positivo al Covid-19, ha telefonato al collega di Brazzaville, Dénis Sassou N’Guesso. L’obiettivo è fissare un incontro di persona quanto prima possibile.
Missione africana: obiettivo minimo 5 miliardi di metri cubi
La delegazione italiana punta a ottenere rifornimenti per 5 miliardi di metri cubi, che andrebbero ad aggiungersi ai 10 già acquisiti recentemente dall’Algeria. In Congo, inoltre, è già attivo un progetto avviato da Eni che potrebbe contribuire a slegare il nostro Paese dalla dipendenza russa tramite Gazprom. L’azienda già da tempo sta ponendo le basi per promuovere investimenti nell’area subsahariana, nelle quali l’attività estrattiva si sta intensificando. Il gas aggiuntivo proveniente dai giacimenti angolani e congolesi arriverebbe sotto forma di Gnl, gas naturale liquefatto. Una particolare combinazione che però richiede appositi terminali di gassificazione, attualmente carenti in Italia (sono solamente tre sull’intero territorio).
Parallelamente all’importazione di gas alternativo a quello russo, si lavora all’efficientamento energetico tramite il Decreto Energia. Risale a ieri l’approvazione dell’emendamento che stabilisce il tetto massimo a 21 gradi per il riscaldamento (tolleranza compresa) e la soglia minima di 25 gradi per i condizionatori (tolleranza compresa).
Intanto l’Ue riflette su nuove sanzioni alla Russia
Il viaggio in Africa della delegazione governativa arriva quasi in contemporanea con il summit da remoto dell’Unione Europea. Presenti i vertici della Commissione e del Consiglio oltre ad alcuni primi ministri europei (Scholz, Macron e Johnson) ed extraeuropei (Trudeau, Kishida). Al tavolo hanno inoltre seduto i presidenti di Polonia, Duda, e Romania, Iohannis.
La direzione condivisa è quella di aumentare la pressione sulla Russia, anche con nuove sanzioni, per avvicinarsi alla pace e lenire le sofferenze del popolo ucraino. I leader presenti hanno confermato l’importanza di coordinamento congiunto al sostegno all’Ucraina in tutte le sue dimensioni, a cominciare da quello finanziario.