La crescita economica italiana è stata ulteriormente ridotta. Stavolta dal Fondo Monetario Internazionale, che ha abbassato le sue stime iniziali per gli anni 2022 e 2023. Fra le cause, la guerra in Ucraina e le sanzioni comminate dall’Unione Europea alla Federazione Russa.

Crescita Italia, le stime del FMI

L’Italia infatti crescerà “solo” del 2,3% quest’anno e dell’1,7% l’anno prossimo. Dati anche inferiori a quelli contenuti nel Def, il documento di economia e finanza, presentato dal governo solo poche settimane fa e che fissava l’asticella della crescita italiana al 3,1%. Secondo l’FMI quindi il nostro Paese presenta il dato maggiormente falcidiato, secondo solamente a quello della Germania: se il Belpaese subisce una diminuzione dell’1,5%, la Repubblica Federale vede la sua crescita ridotta di 1,7 punti. L’Eurozona nel complesso cala dell’1,1%, mentre a livello mondiale le stime del Fondo Monetario Internazionale scendono dello 0.8%. Il dato peggiore però riguarda, come preventivabile, la Russia: -11,3%. La Russia, o meglio la dipendenza energetica che contraddistingue Germania e Italia è il motivo principale della sforbiciata.

Le altre stime

Non è purtroppo la prima volta che la crescita italiana viene ridimensionata. Nel corso del 2022 diversi enti sono stati particolarmente severi nella loro analisi nei confronti dell’Italia: fra questi l’agenzia di rating Standard & Poor’s già a fine marzo avevano ridotto al 3,1% – in linea con quanto ipotizzato dall’esecutivo Draghi – la nostra crescita da un iniziale 4,7%. Secondo S&P però l’Italia avrebbe super performato nel biennio 2023 e 2024, con la crescita rispettivamente al 2,1 (rispetto all’1.8%) e dell’1,5% (rispetto al punto). Ad inizio aprile poi è stato il presidente di Confindustria Carlo Bonomi a lanciare un vero allarme: l’Italia potrebbe entrare in “una recessione tecnica seppur di dimensioni limitate”. Il numero uno degli industriali poi puntava il dito contro l’esecutivo: “Le misure fin qui adottate dal Governo non sono sufficienti“.