Non si sblocca il saliscendi giudiziario sulla strage del Mottarone, costato la vita a 14 persone. Il ping pong di ricorsi finisce alla Corte di Cassazione, che sconfessa l’ultima sentenza del Tribunale del Riesame di Torino. I giudici hanno respinto le ordinanze restrittive contro Luigi Nerini, titolare della concessionaria, ed Enrico Perocchio, responsabile dell’impianto. Per entrambi rinvio a giudizio presso il Tribunale piemontese che dovrà valutare nuove misure cautelari nei loro confronti.
“La Cassazione, si legge nella decisione «annulla l’ordinanza impugnata nei confronti di Luigi Nerini e rinvia per un nuovo giudizio al tribunale di Torino. Annulla l’ordinanza impugnata nei confronti di Enrico Perocchio limitatamente alla scelta della misura e rinvia per un nuovo giudizio al riguardo al Tribunale di Torino. La corte rigetta nel resto il ricorso di Enrico Perocchio“.
? La #Cassazione ha annullato il provvedimento con cui era stato accolto il ricorso della Procura di Verbania e disposti gli arresti domiciliari per Luigi Nerini ed Enrico Perocchio, indagati per la tragedia del #Mottarone
— RTL 102.5 (@rtl1025) April 19, 2022
Strage Mottarone, la cronistoria delle sentenze
Successivamente alla Strage del Mottarone, avvenuta il 23 maggio 2021, il giudice per le indagini preliminari (gip) Donatella Banci Buonamici aveva rilasciato Nerini e Perocchio dopo l’iniziale fermo. A questo punto il procuratore di Verbania Olimpia Bocci e il pubblico ministero Laura Carrera avevano fatto ricorso al Tribunale del Riesame di Torino.
Dopo cinque mesi, nell’ottobre 2021, il dietrofront: Nerini e Perocchio condannati agli arresti domiciliari dove già vigeva il terzo indagato, ossia Gabriele Tadini. Proprio quest’ultimo aveva infatti confessato di aver disattivato i freni di emergenza della funivia, i cosiddetti “forchettoni”. Decisivo per la convalida dei fermi l’ipotesi di reiterazione del reato.
A questo punto gli avvocati di Nerini e Perocchio hanno impugnato il provvedimento del Tribunale, portando alla sospensione della misura cautelare a novembre. Tadini, nel frattempo, aveva ottenuto il rilascio dopo i sei mesi previsti originariamente, non avendo mai violato l’obbligo di residenza.