Immunità dopo Covid. Ci speravamo tutti, purtroppo però la variante Omicron, pur essendo meno aggressiva delle precedenti, non genera un’immunità in grado di far estinguere definitivamente il virus. E’ quanto sottolinea l’Istituto Mario Negri, commentando i report internazionali legati al Sars Cov 2.

Immunità dopo covid, quanto dura

Attualmente la pandemia è sotto controllo, grazie all’effetto dei vaccini, con una copertura delle tre dosi molto ampia all’interno della popolazione. “I dati disponibili sui vaccini Covid-19 contro la variante Omicron mostrano che l’immunità cala contro l’infezione ma l’efficacia resta elevata e più sostenuta contro la malattia grave e il decesso, specialmente dopo il booster“. Lo sottolinea il gruppo strategico di esperti (Sage) dell’Oms sulle vaccinazioni, che ha rivisto le sue indicazioni sulle vaccinazioni, non solo Covid.

Gli esperti hanno esaminato “i dati relativi all’immunità ibrida, indotta dall’infezione e dal vaccino. La sieroprevalenza di Sars-CoV-2 sta aumentando rapidamente a livello globale, sulla base sia dei contagi che della vaccinazione – affermano – E’ necessario comprendere l’effetto protettivo dell’immunità indotta dall’infezione, da sola o in combinazione con la vaccinazione, in particolare in relazione a possibili modifiche al programma vaccinale contro Covid-19“. Al momento le evidenze sono ancora limitate e preliminari e per il Sage sono necessari “più prove sulla durata della protezione sia per l’immunità ibrida che per l’immunità indotta dal vaccino, in base alla gravità della malattia”.

In 21 paesi la copertura vaccinale contro Covid-19 è ancora sotto al 10% della popolazione, lasciando ad alto rischio i più vulnerabili, evidenziano ancora gli esperti. I dati disponibili indicano, inoltre, che “la copertura dei gruppi ad alta priorità” per la vaccinazione contro Covid-19 “è insufficiente per fornire la necessaria protezione contro malattie gravi e morte. La copertura degli operatori sanitari arriva complessivamente al 65%, ma è addirittura inferiore al 50% in alcune regioni Oms, e la copertura degli anziani oscilla dal 69% al 24% di alcune regioni”.

Il futuro

Come afferma l’Istituto Mario Negri, “è giusto dire che l’alto tasso di vaccinazione e l’immunità indotta da infezioni naturali sono garanzia di infezioni future lievi, ma questo concetto ignora un dogma centrale della biologia: l’evoluzione antigenica. Il virus, infatti, se messo sotto pressione, è in grado di sfuggire alla risposta immunitaria dall’ospite creando una combinazione potenzialmente dannosa tra la sua capacità di reinfettare e la sua elevata virulenza. A livello di popolazione, tutto questo si tradurrebbe in un aumento del carico sugli ospedali, a causa delle percentuali di reinfezione e di malattie gravi. Una futura variante sarà quindi considerata pericolosa se “antigenicamente” molto diversa da Omicron e dalle precedenti, superando l’immunità sviluppata contro di loro”.