A Gerusalemme continua a crescere la tensione. Dopo un anno dai bombardamenti su Gaza la situazione è sempre più vicina a precipitare nuovamente. A seguito degli attentati delle scorse settimane, ora sono i palestinesi a sentirsi minacciati. Alla base di tutto ciò sembrerebbe esserci una motivazione religiosa. La Pasqua ebraica da una parte e il Ramadan dall’altra, rischiano di creare numerosi problemi nella città rivendicata da entrambi gli stati.
Gerusalemme tra Pasqua e Ramadan
Da circa una settimana alcune organizzazioni palestinesi avrebbero dato l’allerta, secondo cui alcuni membri della destra radicale starebbero invitando gli ebrei a recarsi nel compound della moschea di Al-Asqua. Sarebbe questo il luogo per eseguire il sacrificio di Pasqua, che prevede la macellazione di capre e agnelli. La moschea, però, è il terzo luogo sacro per i musulmani, i quali si sento minacciati da questa possibilità. Tensione che è continuata a crescere dopo che la polizia israeliana ha arrestato alcuni attivisti palestinesi che avevano lanciato l’allarme. L’escalation si è avuto venerdì, quando le forze di difesa israeliane (IDF), sono entrate all’interno della moschea dove i musulmani, a seguito della preghiera mattutina, si erano barricati. Scene che hanno ricordato quelle dello scorso anno e che hanno portato al ferimento di almeno 152 palestinesi e 300 arresti.
Una situazione aggravata dalla crisi politica che sta vivendo il governo di Naftali Bennett. Formato da una larga coalizione, il passaggio di Idit Silman all’opposizione ha fatto perdere la maggioranza al governo. Problemi che sono arrivati anche dalla ‘Lista Araba Unita‘, facente parte anche essa della maggioranza, ma che ha lanciato una pesante accusa riguardo proprio i continui danni alla moschea. Parole che sono state seguite da quelle di Omer Bar-Lev, Ministro della Pubblica Sicurezza, che ha dichiarato “Israele non ha alcun interesse che il Monte del Tempio diventi un epicentro di violenza che danneggerà sia i fedeli mussulmani che quelli ebrei al Muro Occidentale.”
Atti che, inevitabilmente, suonano come ritorsioni a seguito degli attentati delle scorse settimane. Le ripercussioni sul territorio palestinese e in quelli occupati in Cisgiordania avrebbero causato già 17 vittime da inizio aprile. A tutti i cittadini palestinesi, inoltre, è stato imposto un coprifuoco per la giornata di domenica.