Importanti aggiornamenti arrivano dal fronte ucraino circa la situazione umanitaria legata al conflitto. L’Organizzazione per le Nazioni Unite (Onu) cita il bollettino della Guardia Nazionale di Confine ucraina secondo la quale ogni giorno almeno 30mila profughi ucraini rientrano in patria. La stessa fonte parla di 870mila connazionali ufficialmente ritornati a casa dall’inizio della guerra, ma rispetto alle fasi iniziali ora sono soprattutto le donne e i bambini a compiere il percorso inverso.

L’Ufficio per il Coordinamento degli Affari Umanitari fa sapere le cifre già significative potrebbero gradualmente aumentare nel futuro prossimo. Ciò implica nuove misure umanitarie per permettere a queste persone di reintegrarsi nelle loro comunità o di trovare ulteriori sistemazioni se ciò non fosse possibile.

Lo spostamento della guerra a Sud richiama molti ucraini in patria

Secondo l’Onu Sono almeno due le ragioni plausibili del controesodo verso la madrepatria di molti profughi ucraini. La prima riguarda la probabile evoluzione del conflitto verso il confine sud-est del Paese, tra il Donbass e il Mar Nero. Tutte supposizioni e indicazioni che trovano conferma nello spostamento bellico delle truppe russe e nella liberazione di molte città collocate nella parte ovest dell’Ucraina. Leopoli e Kiev in testa.

Serve invece una forte presa di coscienza per accettare l’ipotesi che la guerra possa protrarsi davvero a lungo, data la difficoltà nel costruire colloqui di mediazione per la pace. Molte persone, pertanto, ritengono impossibile lasciare l’Ucraina per un periodo così prolungato.

Proprio l’area di urbana di Leopoli, a 50 km dal confine con la Polonia, testimonia come i numeri in ingresso e in uscita siano vicine all’equivalenza. Segnale che la tendenza è in decremento. Tuttavia, le autorità nazionali ucraine continuano a raccomandare di non fare ritorno in Ucraina.