Il calo della natalità, in Italia, è sempre più un argomento centrale dell’agenda politica odierna. Proprio per questo, nelle ultime settimane il Governo ha deciso di fare alcuni passi in avanti per quanto riguarda il discusso di congedo parentale: il periodo di tempo che prevede l’astensione dal lavoro da parte di un genitore per prendersi cura del figlio.
Il 6 aprile il Senato ha approvato in via definitiva il Family Act, disegno di legge “per il sostegno e la valorizzazione della famiglia”. Il 31 marzo, invece, il Consiglio dei Ministri aveva già dato l’ok a una bozza di decreto legislativo che ritoccava alcuni dettagli della normativa italiana. L’obiettivo, come anticipato anche dagli organi governativi è “conseguire una più equa condivisione delle responsabilità tra uomini e donne e di promuovere un’effettiva parità di genere, sia in ambito lavorativo che familiare”.
Tra le novità previste, prima di tutto, il Governo ha stabilito per i papà un congedo obbligatorio di 10 giorni (pienamente retribuito). Un piccolissimo passo, però, se si pensa al confronto “materno”di 5 mesi. Un punto che comunque potrebbe rappresentare, per i tempi futuri, un punto di partenza dal quale poter costruire un nuovo decreto e, conseguentemente, ampliare la narrazione. Le leggi di bilancio del 2021 e del 2022 avevano già esteso la durata del congedo da 7 a 10 giorni.
Quando potranno usufruirne i padri?
A partire dai 2 mesi precedenti al parto fino ai 5 successivi. La bozza prevede anche che i mesi totali di congedo parentale coperti da indennità siano in tutto nove (contro i precedenti sei).
Tra le altre misure è previsto l’aumento da 10 a 11 mesi della durata del congedo parentale per i genitori soli (definiti tali nel caso di morte dell’altro genitore o abbandono del figlio, affidamento esclusivo o non riconoscimento del figlio da parte di un genitore). Inoltre è aumentato da 6 a 12 anni il limite di età del bambino (che il Family Act intende portare a 14 anni) entro cui poter usufruire del congedo parentale – non obbligatorio e parzialmente indennizzato.
C’è una novità anche per la maternità: viene esteso il diritto all’indennità di maternità in favore delle lavoratrici autonome e delle libere professioniste, anche per gli eventuali periodi di astensione anticipati per gravidanza a rischio.