Centinaia di donne ucraine incinte scappate in Polonia dopo aver subito violenza sessuale si stanno scontrando con le rigide imposizioni di Varsavia. La denuncia arriva da molteplici personalità di spicco delle associazioni di settore, che ora chiedono di essere ascoltate a gran voce. Un problema di non poco conto se si considerano i numeri (circa 2 milioni sui 2,7 milioni di ucraini accolti). Nel 2021 il governo polacco ha infatti promulgato la nuova legge anti-aborto che consente di interrompere la gravidanza spontaneamente soltanto in rarissimi casi, pena la detenzione fino a 25 anni.

Il problema dell’aborto delle donne ucraine in Polonia

Il cambiamento legislativo per chi ha oltrepassato il confine da Leopoli è abbastanza evidente. In Ucraina, infatti, l’aborto è consentito fino alla dodicesima settimana, mentre in Polonia le cose sono cambiate di recente e impediscono di procedere alla soppressione del feto anche in situazioni gravi. Nel caso di stupro, quello più rappresentativo, l’aborto è possibile ma l’iter è lungo e laborioso.

In pratica, la violenza va accertata da un magistrato, peccato che molte donne ucraine non conoscano affatto l’identità dei loro aggressori. Una situazione che “fa a pugni” con l’atteggiamento di profonda solidarietà (anche legislativa) avuto dal governo di Morawiecki verso i profughi in arrivo da Kiev. Oltre alle profonde radici cattoliche della nazione.

Le reazioni delle Associazioni che denunciano la situazione

Fortissimo sostegno alle donne ucraine arriva dalle Associazioni nazionali e internazionali che da anni combattono le rigide imposizioni governative a livello di aborto.

Oleksandra Matviichuk, presidente dell’associazione per i diritti umani Center for Civil Liberties, è stata la prima a denunciare pubblicamente l’accaduto. Ora è in prima linea per dare tutte le informazioni alle donne che vogliono abortire, sottolineando al contempo come sia complicato raggiungere tutte le donne che necessitano aiuto.

Il riferimento sulla questione è rappresentato dall’associazione polacca Abortion Without Borders, secondo cui almeno 200 donne ucraine avrebbero abortito procurandosi illegalmente la pillola. Un numero, sostengono i vertici, destinato a crescere rapidamente nelle prossime settimane.

Infine, Women on Web, associazione che si occupa di garantire il diritto all’aborto in molti paesi del mondo, ha avviato una campagna di raccolta fondi per fornire assistenza diretta o in collaborazione con gli enti locali.