L’Istituto Superiore di Sanità (Iss) ha pubblicato l’ultimo monitoraggio settimanale sull’emergenza Covid per il periodo 8-14 aprile. Rispetto al report della Fondazione Gimbe, la cabina di regia del ministero della Salute evidenzia altri dati dell’epidemia come l’incidenza e l’indice di trasmissibilità. Tuttavia, così come i principali parametri, anche le variabili sopra citate mostrano un decremento.
Partendo dall’incidenza dei casi Covid-19, nella settimana in esame scende a 717 casi ogni 100mila abitanti (-59 rispetto all’ultimo rilevamento). Si attesta invece a cifra tonda l’indice di trasmissibilità Rt, a quota 1, in calo rispetto all’1,15 della settimana precedente e giunto alla soglia di base per valutare l’andamento dell’epidemia. Infine, presente il calcolo sull’occupazione dei posti letto in area medica e critica, sempre riferito al periodo 8-14 aprile:
“Il tasso di occupazione delle terapie intensive scende al 4,2% (-0,5%), quello dei ricoveri ordinari sale invece al 15,6%. A tal proposito 12 regioni superano la soglia del 15% dei posti letto occupati in area medica, le situazioni più gravose in Umbria, Calabria e Sicilia. Solo la Sardegna oltrepassa il 10% delle terapie intensive, ma di poco (11,3%)“.
? #Covid, #Iss: Rt in calo a 1, giù anche incidenza e terapie intensive. In base al monitoraggio dell’Istituto superiore di sanità l’incidenza dei casi per 100mila abitanti è scesa da 776 a 717. https://t.co/RbZiUTFPGA pic.twitter.com/kPCLUEJM6l
— IlSole24ORE (@sole24ore) April 15, 2022
Monitoraggio Iss-Istat: decessi per Covid “gonfiati”?
Nel commento allo scenario pandemico italiano, l’Istituto Superiore di Sanità (Iss) torna a fare chiarezza sul conteggio dei decessi, in particolare nel confronto con altri paesi europei. Insieme all’Istat è stato redatto il report congiunto sull’impatto dell’epidemia sulla mortalità totale, da inizio pandemia fino a gennaio 2022. Ebbene, nel periodo in oggetto l’eccesso di mortalità totale, rispetto alla media del quinquennio (2015-2019), è stato di 178mila decessi.
La gran parte dell’eccedenza si osserva nel primo quadrimestre del 2021 (82% dei decessi), quando la campagna vaccinale non era ancora decollata. A beneficiare della vaccinazione sono stati soprattutto gli anziani, i primi a completare il ciclo già con tre dosi. Ciò che non torna nei calcoli delle vittime è la totale asimmetria rispetto all’Europa, rispetto al quale l’Italia passa dall’essere di gran lunga sopra la media a rimanere sotto il dato attuale. Come è possibile?
“Ci sono dei limiti nella comparazione tra diversi Paesi, poiché non si può non tenere conto della diversa struttura per età delle popolazioni e della completezza dei dati forniti da ciascun Paese. Pertanto, il totale dei decessi mensili potrebbe subire delle variazioni in base agli aggiornamenti fatti mensilmente da ogni Paese. Inoltre, l’effetto della diversa proporzione di popolazione anziana non sembra sufficiente a dar conto delle differenze nell’eccesso di mortalità. In Germania, per esempio si è osservato un incremento dei decessi totali decisamente più contenuto. Detto ciò, è corretto asserire che i Paesi più “anziani” rimangono tendenzialmente più penalizzati sotto questo punto di vista”.