Nazionale di rugby femminile: è questo l’unico sport italiano in cui le donne sono più forti degli uomini.
Nazionale di rugby femminile, firmati i contratti alle sportive
Ottava posizione nella classifica mondiale per la nazionale femminile di rugby contro la quattordicesima di quella maschile. Un risultato mai visto nella storia dello sport italiano.
Tuttavia, essendo le rugbiste non ancora professioniste, esattamente come tutte le altre atlete italiane, non possono avere dei veri contratti con i dovuti diritti e doveri, oltre che la tutela e i benefici che essi dovrebbero offrire.
Nonostante la loro etichetta da studentesse e lavoratrici, il cui tempo libero viene interamente dedicato alla loro passione sportiva, negli anni hanno raggiunto il massimo risultato arrivando a diventare fra le migliori in Europa.
Il premio metaforico chiamato “il cucchiaio di legno”, che spetta alla nazionale ultima classificata nel torneo Sei Nazioni, gli è stato conferito solo tre volte su quindici partecipazioni; di contro, la nazionale maschile, l’ha “vinto” ben diciassette volte.
Cosa prevedono i contratti
L’anno prossimo, in autunno, la Nazionale femminile si sfiderà con Stati Uniti, Giappone e Canada per la nona edizione della Coppa del Mondo. Per tutelare l’impegno e la costanza degli allenamenti di tutto questo periodo, la Federazione ha annunciato in settimana di aver stanziato oltre 350mila euro che serviranno a stipendiare 25 giocatrici con contratti annuali di collaborazione sportiva. Questo vorrà dire che riceveranno uno stipendio mensile di circa mille euro – cosa che finora succede soltanto nella pallavolo e nel calcio, i campionati femminili più avanzati in termini di organizzazione e tutele economiche.
Marzio Innocenti, presidente federale dallo scorso marzo, ha spiegato: “Nel movimento femminile il tasso di competitività a livello internazionale si sta alzando vertiginosamente. La contrattualizzazione delle nostre migliori atlete vuole garantire loro un nuovo strumento per poter competere sulla scena internazionale, in particolare in un anno altamente impegnativo e strategico come quello che porterà alla prossima Coppa del Mondo”.
Per Manuela Furlan, capitana della Nazionale e addetta alla logistica allo scalo merci di Treviso, l’accordo “segna un primo, importante punto di svolta per il futuro della Nazionale femminile e rappresenta il miglior lascito possibile alle prossime generazioni”.