Turismo russo Italia: Uno dei comparti più in crisi in questi due anni è stato sicuramente quello del turismo. La situazione si è però ulteriormente complicata dopo la pandemia con lo scoppio della guerra in Ucraina e le sanzioni contro la Russia. A lanciare un nuovo allarme è l’ISTAT, secondo cui ci sarà un inevitabile azzeramento della domanda.
Turismo russo Italia, crollano le presenze
I dati sono impietosi, secondo l’Istituto quest’ultimo è quello con la maggior capacità di spesa. Si parla, infatti, di una cifra che si aggira intorno ai 145 euro a persona giornalieri nel 2018, al quarto posto dopo giapponesi, cinesi e canadesi. In più, i turisti russi sono quelli più propensi a scegliere strutture alberghiere di lusso con un 40% di presenze registrate in queste tipologie di strutture. Già nel 2011 Federturismo parlava di “manna per l’Italia” riferendosi alla presenza di russi nel nostro paese. Le politiche del Belpaese, però, hanno anch’esse semplificato questo tipo di turismo, a partire dalla semplificazione delle procedure burocratiche fino ad arrivare al rilascio dei visti.
La posizione delle regioni sul turismo russo in Italia
Con l’apertura di una nuova stagione estiva a soffrire sono quelle bagnate dal mane nostrano. Dalla Sicilia arriva l’avvertimento del presidente Musumeci: “L’azzeramento del turismo russo, non solo a Taormina, sarà una mazzata pesante. La guerra Interromperà il flusso dei turisti russi che era in forte crescita. Ci sono già disdette e prenotazioni annullate”. Anche la Puglia secondo le stime della Coldiretti regionale, saranno oltre 100mila i turisti a scegliere i villaggi collinari e le centinaia di chilometri di costa mediterranea. Anche Forte dei Marmi in Versilia, si contano tanti addii visto le tante ville di proprietà di russi o ucraini. Oltre il 50 per cento del turismo in questi luoghi è extracomunitario, e di questo il 70 per cento è composto da cittadini russi e ucraini.
Un altro luogo simbolo del turismo estivo è la Romagna. Senza il mercato russo e quello ucraino, c’è il rischio di una catastrofe dal punto di vista turistico, sostiene Leonardo Corbucci, amministratore delegato di AIRIminum, società di gestione dell’aeroporto internazionale di Rimini e San Marino Federico Fellini: “Per capire qual è l’impatto, basta pensare che noi quest’anno avevamo dieci voli settimanali dall’Ucraina e una quarantina dalla Russia per un bacino d’utenza di circa 300 mila passeggeri”. A soffrire sono anche le città d’arte, con il loro turismo attivo tutto l’anno. Arrivano i dati da Confcommercio e Confesercenti. Nella Capitale d’Italia, il giro d’affari perso si aggira sui 150 milioni di euro.