Un rapporto dell’Arma dei Carabinieri certifica una perdita pari a cinque milioni di euro nei fondi destinati al Reddito di Cittadinanza. L’inchiesta, che prende in riferimento l’arco temporale da gennaio 2021 a febbraio 2022,  ha condotto alla denuncia di 955 “furbetti” che percepivano illegalmente il sussidio. Proseguono dunque gli accertamenti da parte del Nucleo Carabinieri Ispettorato del Lavoro, il quale ribadisce come tale fenomeno sia ancora largamente diffuso. Un lavoro di squadra notificato anche all’Inps, a cui spetta l’onere delle pratiche per avviare il recupero delle somme perse.

Lazio maglia nera dei furbetti del Reddito di Cittadinanza

Successivamente alla panoramica d’inquadramento generale sui “furbetti” del Reddito di Cittadinanza, il comunicato dei Carabinieri si concentra sulla suddivisione territoriale delle regioni del Centro-Italia. Il Lazio è la regione con il maggior numero di irregolari, 543, su un totale di 2.504 controlli effettuati (ben il 21,7%). L’ammontare complessivo indebitamente sottratto allo stato supera il muro dei 3 milioni di euro.

Spostandoci a nord in Toscana, 153 le infrazioni rilevate (8,4%) con un truffa di circa 640mila euro. Completano il poco ambito podio le Marche, con 67 denunce (4,6%) e 450mila euro di redditi impropri. Numerosi i controlli in Sardegna, 163 gli isolani colpiti dal provvedimento dei Carabinieri (5%), per una cifra da risarcire di 860mila euro. La situazione migliore è stata trovata in Umbria, qui 29 furbetti sono stati scoperti (5,2%) e dovranno restituire 180mila euro.

Per quanto riguarda le metodologie e le “scuse” degli irregolari, l’Arma disegna un quadro abbastanza variegato:

C’era chi aveva omesso di dichiarare di essere proprietario di beni immobili per i quali percepiva reddito. Chi aveva dichiarato il falso circa la composizione del proprio nucleo familiare e relativo reddito. Abbiamo riscontrato anche chi aveva dichiarato un falso luogo di residenza, chi aveva omesso di dichiarare misure di prevenzione o cautelari a proprio carico o di familiari, chi lavorava in nero“.

Tra le persone denunciate anche «stranieri che avevano dichiarato falsamente di essere residenti in Italia da 10 anni e pertanto, come previsto dalla norma, non potevano fruire del beneficio“.