In Cina, precisamente a Shanghai, sono tornate le misure drastiche anti-covid. Le ha documentate Alessandro Pavanello, produttore musicale di 31 anni, chiuso da alcuni giorni in un centro espositivo dopo essere risultato positivo al Covid. Riguardo alla situazione nella città cinese, abbiamo raccolto la testimonianza di Andrea Rumere, chef piemontese che da anni vive e lavora a Shanghai, intervenuto ai microfoni della trasmissione “Cosa succede in città” condotta da Emanuela Valente su Radio Cusano Campus.

Covid Shanghai

“Sono un po’ provato -ha affermato Andrea-, però mi devo contenere perché siamo in un Paese dove non accettano molto le critiche. Tra l’altro oggi è uscita una circolare del governo tramite Wechat che dice di moderare i toni. Si sono accorti che, oltre gli stranieri, molti cinesi in questa ondata di covid si stanno rivoltando a come il sistema politico sta gestendo la situazione. Io ho un bambino di 4 anni, che vive a Nanchino e nell’ultimo anno l’avrò visto 5-6 volte. Mi ha colpito davvero tantissimo vedere bambini positivi che vengono portati via dai genitori e messi in ospedale finché non si negativizzano. E i bambini dai 7 anni in su vengono portati da soli in questi centri di isolamento. Infatti l’UE, tramite il consolato francese, ha mandato una lettera al governo di Shanghai per chiedere che almeno i cittadini stranieri possano stare insieme ai bambini se positivi. Infatti poi si è arrivati ad una soluzione almeno su questo”.

Lockdown condominiali

“Io sono chiuso da 14 giorni dentro casa e me ne aspetteranno altri 12 se tutto va bene -ha spiegato Andrea-. Questo non è un lockdown generalizzato, è un lockdown a zone, a condomìni. Se in 14 giorni non ci saranno altri positivi nel palazzo potremo riuscire, ma se ci fosse anche solo un positivo il countdown dei giorni per poter riuscire ripartirebbe da zero. E’ davvero una prova di forza mentale. In questi giorni sono più i morti da suicidio, da infarto, o per mancanza di un’assistenza medica, che i morti da covid. Questo è incredibile. Il cibo a casa te lo portano, ma devi dosarlo perché non sai quando poi ne arriverà ancora. I supermercati sono stati presi d’assalto, online c’è un intasamento di ordini… C’è gente che è da un mese che è chiusa in casa, anche gente anziana, come può vivere con la busta di verdure che aveva mandato il governo? Ci sono persone che non sanno neanche usare il telefono. Io ho ancora poche risorse a casa, sto cercando di ordinare qualcosa, però è molto difficile, per un tozzo di pane mi hanno chiesto 30 euro perché il fornitore deve avere una licenza speciale per poter girare in questi giorni. Adesso stiamo facendo gli ordini di gruppo, però se sono tutti cinesi ed anziani e nessuno vuole comprare un pacco di pasta, alla fine finisco per mangiare il cibo cinese”.