Il gesto più bello, quello che va oltre il campo e resta in eterno nella memoria collettiva. La giocata più bella della carriera di Simon Kjaer, difensore danese del Milan, è arrivata lo scorso 12 giugno 2021 allo Stadio Parken di Copenaghen quando, durante la gara di Euro2020 tra Danimarca e Finalandia, contribuì con un tempestivo soccorso a salvare la vita di Eriksen, vittima di un arresto cardiaco in campo.

Per questo motivo, oggi la Figc ha inserito Kjaer nella Hall of Fame del calcio italiano consegnandogli il premio intitolato ad Astori: “Ricordo molto bene Davide in campo e ovviamente ricordo bene anche la sua tragica fine. Sia Pioli sia i miei compagni mi hanno parlato di lui, so che la sua morte è stata scioccante per tutta Italia e per tutto il mondo del calcio. È una tragedia che rende ancora tristi, e che lo farà per sempre. Ricevere il premio dedicato a Davide significa molto, mi rende felice e orgoglioso; per me è un’opportunità di onorare il suo nome”, ha ammesso il difensore del Milan.

Kjaer dopo il premio Astori: “Importante che Eriksen stia bene”

Kjaer rivive alcuni di quei terribili momenti, quando Eriksen è stato in bilico tra la vita e la morte: “Quando stavo correndo in direzione di Christian non avevo idea, così come nessuno dei miei compagni, che avesse avuto un arresto cardiaco. L’unica cosa a cui pensavo era di raggiungerlo il più in fretta possibile e di aiutarlo. Ho imparato che è questa la cosa più importante”.

Il difensore del Milan ha poi aggiunto: “Se vedi qualcosa di strano devi agire, e devi farlo in fretta. Nel primo soccorso la velocità è cruciale. Fare quello che si è in grado di fare, e farlo velocemente, e poi lasciare che se ne occupi un professionista il prima possibile. Quel giorno siamo stati fortunati, perché medici e paramedici erano davvero vicini”.

“Alcune cose e alcuni momenti di quel giorno rimarranno con me per sempre la cosa principale però è che ora Eriksen stia bene, che sia tornato assieme alla sua famiglia e in campo, e che abbia ripreso a fare la cosa che ama di più, ovvero giocare a calcio. In quei momenti terribili ci siamo comportati da vera squadra, ognuno di noi ha fatto il massimo per aiutare un nostro compagno e un nostro amico. Ciò che è avvenuto quel giorno a Copenaghen è il risultato dello sforzo comune di giocatori, medici, paramedici e staff”, ha concluso Kjaer.