Long Covid sintomi che persistono nel tempo e condizionano la vita quotidiana, anche i semplici movimenti e le azioni che svolgiamo. Stanchezza, fiato corto, difficoltà a concentrarsi e problemi di memoria. Accade sempre più spesso che nonostante il termine della malattia, chi ha preso il Coronavirus continui a sentirsi stanco anche distanza di molte settimane dall’essersi negativizzato.  Secondo l’Oms almeno un quarto delle persone che hanno contratto il Covid continua a manifestare sintomi anche dopo quattro o cinque settimane. L’Iss ha ricevuto un finanziamento dal ministero della Salute per approntare una serie di centri clinici per affrontare questa malattia.

Long Covid sintomi e durata

Secondo l‘Istituto Superiore di Sanità se dopo più di quattro settimane dall’infezione da SARS-CoV-2, nonostante la negativizzazione del test, alcuni sintomi persistono, si parla di Long Covid. Tra i sintomi più frequenti viene riportata la stanchezza e, in aggiunta a questa, la “nebbia mentale”, ovvero problemi di memoria e difficoltà a concentrarsi, ma anche la perdita dell’olfatto e del gusto. Importanti sembrano essere le conseguenze neurologiche (cefalea, ansia e stress, oltre alle difficoltà di concentrazione e attenzione) e cardio-respiratorie (dolore al petto, tachicardia e palpitazioni, dispnea e tosse persistente). Secondo l’Università di Milano e l’Istituto Mario Negri, in base a uno studio che ha preso in esame solo pazienti che hanno contratto la malattia in maniera più grave, quindi con ospedalizzazione, alcuni sintomi sono riscontrabili anche a un anno di distanzaA essere più colpiti dal Long Covid sono le donne, gli anziani, le persone sovrappeso o obese e appunto chi è stato ricoverato. E più sono le patologie preesistenti di chi è finito in ospedale, più gravi sono le conseguenze.

Ricapitolando ecco i sintomi riconducibili al Long Covid. Le manifestazioni generali più frequenti includono:

  • astenia importante e persistente (il sintomo documentato con maggiore frequenza)
  • anoressia
  • debolezza muscolare
  • febbre recidivante
  • dolori diffusi
  • mialgie e artralgie
  • peggioramento della qualità della vita.

Alcuni sintomi del Long-COVID sembrano simili a quelli della Sindrome da fatica cronica, tuttavia, rispetto a questa, il Long-COVID sembra manifestarsi con uno spettro più ampio di sintomi.

Long Covid tra i bambini

Il viceministro della Salute, Pierpaolo Sileri, lancia l’allarme sul Long Covid tra i bambini:

“Da medico, se ci fosse un vaccino per la fascia sotto i 5 anni io ai miei figli lo farei. E` sempre meglio che anche i piccoli non si prendano il virus. Esiste un long covid pediatrico, purtroppo ci sono stati bambini in terapia intensiva e anche dei decessi in quella fascia d`età. Per la fascia pediatrica per cui il vaccino esiste l`invito è di vaccinarsi perché questo virus continuerà a circolare ed entrerà di diritto nei virus che ogni anno possono creare problemi, sperando sempre meno gravi”.

Long Covid, un ambulatorio al Maggiore di Bologna

Un pool di specialisti per aiutare i pazienti che hanno problemi nella fase successiva al coronavirus, il cosiddetto Long Covid, e allo stesso tempo di studiarne le caratteristiche “per capire i bisogni nel futuro anche di altri pazienti che stanno vivendo la realtà della malattia”. All’ospedale Maggiore di Bologna nasce un ambulatorio dedicato a chi è guarito dalla forma più grave del virus, a partire dai pazienti ricoverati una settimana o più nel reparto di terapia intensiva. Dopo la guarigione clinica infatti, alcuni pazienti soffrono di effetti a lungo termine e talvolta gli stessi medici ammettono di “non conoscere” il modo esatto di affrontarlo. È il cosiddetto Long Covid dunque l’oggetto di studio di questo progetto sperimentale, nato da un’idea degli stessi medici dei reparti intensivi, ma partito proprio “dalle richieste dei cittadini, che soffrono di disturbi a lungo termine derivanti da questa grave patologia, di carattere respiratorio, fisiatrico-riabilitativo e anche psicologico”. Da qui quindi l’idea di “provare a inventarci un ambulatorio che potesse dare una risposta unica a queste persone, evitando loro di dover organizzare il giro tra più specialisti- sintetizza Lorenzo Giuntoli, anestesista rianimatore del reparto di Terapia intensiva e nelle aree critiche del Maggiore all’agenzia Dire – quindi di provare a costruire un percorso governato e coordinato da quest’ambulatorio che potesse dare ai pazienti le risposte di salute che cercano”.

I pazienti dell’ambulatorio Long Covid di Bologna

L’attività dell’ambulatorio è iniziata ad agosto e ad oggi ha coinvolto “all’incirca 300 pazienti” tutti curati nel bacino dell’Ausl di Bologna, e per il momento “stiamo cominciando a vederne alcune decine”. L’età media varia da 60 a 70 anni “ma ci sono anche più giovani, sui 40 anni”. Il tutto comincia con una visita congiunta con quattro specialisti: fisiatra, pneumologo, psicologo e anestesista rianimatore. In questa fase iniziale ancora sperimentale “cerchiamo noi i pazienti e chiediamo la disponibilità di entrare in questo percorso– prosegue Giuntoli- se accettano, e la maggior parte lo ha fatto di buon grado, fissiamo un appuntamento e li vediamo in maniera congiunta”. In questa prima visita “si fa il punto sulla qualità della vita percepita dal paziente. Tutto parte da un questionario, da lì si individuano le necessità, poi il paziente viene ‘agganciato’ dai servizi dell’Ausl, a seconda delle necessità”. Quindi si organizza “un percorso fisiatrico-fisioterapico o un percorso di day hospital pneumologico, o quant’altro fosse necessario

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