Non c’è pace per la palleggiatrice del Vero Volley e della nazionale, Alessia Orro che è stata nuovamente vittima di stalking dopo la bruttissima esperienza di tre anni fa. A perseguitare la giovane 23enne è stato di nuovo l’uomo che in passato l’aveva minacciata e seguita a lungo prima di finire arrestato nel 2019.
Dopo la condanna ai domiciliari l’uomo, un professionista di Novara di nome Angelo Persico, non si era arreso tornando all’attacco di Alessia con le stesse modalità di sempre. Alla fine, il comando dei Carabinieri di Monza aveva accolto nuovamente la denuncia della Orro, riuscendo ad arrestare nuovamente il 55enne di Novara.
Angelo Persico è stato beccato in flagranza di reato per atti persecutori: la sua auto era stata notata dalle telecamere di vigilanza e poi bloccata al palazzetto di Monza.
Le parole di Alessia Orro, vittima di stalking
Il coraggio di denunciare di Alessia Orro racchiude un messaggio importante per molti. È stata la stessa pallavolista a voler rimarcare il proprio gesto spronando tutte le vittime di stalking a fare lo stesso:
“Vorrei dare l’esempio non solo dentro il campo, ma anche e soprattutto fuori, aiutare tutte le persone che hanno o stanno passando questo momento difficile come è successo a me in passato e in questo ultimo periodo. Ragazzi e ragazze non abbiate paura di denunciare, la violenza, in qualsiasi forma essa sia, non va assolutamente sottovalutata. Siate coraggiosi, perché io in prima persona so benissimo quanto possa essere difficile, soprattutto quando ti rendi conto che il passato potrebbe tornare”.
La prima denuncia di Alessia nel 2019
Ricordiamo che già nel 2019 Alessia Orro era stata già vittima di Angelo Persico. In quell’occasione, la ragazza aveva così raccontato gli sviluppi della vicenda:
“Era fine maggio, ha iniziato a scrivermi sui social, pensavo fosse un tifoso. Ma ha iniziato a seguirmi, fissarmi, me lo ritrovavo ovunque. E i complimenti sono diventati pesanti, poi minacce. Mi cercava con profili diversi e senza mai farsi vedere, l’ho bloccato più volte, 6 o 7 almeno. Speravo bastasse ma no. Speravo che finita l’estate con la Nazionale, me ne fossi liberata. E invece quando l’ho rivisto qui, al primo allenamento a Busto, ho capito che era solo l’inizio… E avevo ragione. L’ho denunciato”.