Come confermato dai giornalisti sul posto e lo stesso ministero della difesa ucraino, un altro tragico scenario è emerso in seguito alla ritirata delle truppe russe dalle città colpite in Ucraina, nei pressi di Kiev.

A Makariv, una cittadina di 15mila abitanti distante 50km dalla capitale, sono state contate oltre 130 vittime, “torturate e uccise”.

La popolazione è sconvolta così come gli stessi rappresentanti politici, consapevoli del fatto che mano a mano che l’esercito russo arretrerà, verranno alla luce ulteriori scenari di questo genere.

Le vittime

I sindaco di Makariv, Vadym Tokar, ha affermato che quasi tutti i corpi sono stati dissotterrati dalle fosse comuni, mentre altri sono stati trovati e poi recuperati dalle strade. Non mancano casi di violenza e abusi:

“Abbiamo trovato corpi con le mani legate e almeno due casi di donne stuprate e poi uccise: una di queste è stata sgozzata”.

Per impedire che le iniziative dell’esercito russo passino inosservate o vengano presto dimenticate nel tempo, il ministro degli esteri ucraino Dmytro Kuleba ha dichiarato:

“Abbiamo disposto un archivio online per documentare i crimi di guerra della Russia. Le prove raccolte dalle atrocità commesse dall’esercito russo in Ucraina garantiranno che questi criminali di guerra non sfuggano alla giustizia”.

Inoltre, al 45esimo giorno dell’offensiva russa sul territorio ucraino, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky al quotidiano tabloid tedesco Bild ha affermato:

“Provo odio verso la Russia, verso i soldati russi. Quando vedo queste immagini davanti ai miei occhi, bambini assassinati senza gambe, senza braccia. E’ un risentimento, è terribile”.

I corridoi umanitari

Oggi sono previsti dieci corridoi umanitari per evacuare la popolazione dell’Est Ucraina, anche se l’occupazione massiccia di Mariupol impedisce un’efficace traporto dei civili fuori dal paese.

Di fatto, da poco più di un giorno ben otto bus sono occupati dall’esercito russo, che nel frattempo lotta non senza difficoltà contro la decisa resistenza locale.

Se inizialmente si pensava che il presidente Putin avrebbe concesso del tempo per permettere ai civili di lasciare il paese, nei fatti si è visto che non è così. Non sono bastate le trattative e i lunghi colloqui tra i rappresentanti dei due paesi in guerra; la bomba nella stazione di Kramatorsk lanciata due giorni fa ne è un esempio. le vittime registrate sono oltre 50, con un numero ancora maggiore di feriti: civili in fuga a un passo da lasciare il paese, ma che nel giro di pochi secondi hanno visto spezzarsi davanti questa possibilità.

L’offensiva russa: timore per le armi chimiche

Stando a quanto diffuso dall’intelligence britannica, i russi stanno impostando un attacco massiccio per una nuova offensiva. Nei prossimi giorni la pressione bellica dell’esercito occupante dovrebbe intensificarsi a supporto delle operazioni nel Donbass. Attualmente queste sono fortemente ostacolate dalla resistenza Ucraina, che impedisce la creazione di un corridoio con la Crimea.

Ciò che spaventa maggiormente, però, è il timore che i russi impieghino armi chimiche per avanzare e impostare una nuova linea del fronte. Per questo motivo Kiev ha ordinato 220mila fiale di atropina, una sostanza utile per contrastare, ad esempio, gli effetti dei gas nervini.