Il Papa vorrebbe andare a Kiev ma non vuole aggravare la situazione in Ucraina.
Papa Francesco e quel viaggio a Kiev
Papa Francesco è sempre più convinto: se fosse per lui sarebbe già andato a Kiev. Ma non dipende solo da lui. C’è molto di più. Le intelligence di mezzo mondo ci stanno lavorando. Sul viaggio di Papa Francesco si stanno interrogando cancellerie di ogni latitudine. Ma è una partita complessa. Andiamo con ordine. Papa Francesco lo ha confermato anche durante il suo recente viaggio a Malta: «È disponibile» ad andare a Kiev se questo potrà servire a fermare la guerra. «Ma non so se si potrà fare, se è conveniente farlo, se è per il meglio o se devo farlo» dice spiegando che tutto questo è in valutazione. Non dunque un problema di sicurezza, come tanti potrebbero pensare, ma la necessità di capire se un suo viaggio in Ucraina potrebbe far avvicinare l’obiettivo della pace.
Il problema però è che il viaggio sarà anche sul “tavolo” ma non c’è assolutamente nulla di concreto. I motivi a quanto siamo in grado di rivelare sono soprattutto due: il ‘niet’ di Putin che non vede affatto di buon occhio l’arrivo del Papa occidentale (cosa che potrebbe far pendere la bilancia dalla parte di Zelensky) e i pessimi rapporti con il patriarca Kirill, rapporti raffreddati dopo le pesantissime parole pronunciate dal patriarca degli ortodossi nelle scorse settimane e peggiorati dopo quanto detto negli ultimi giorni allorquando il patriarca russo è tornato a difendere con parole infuocate le ragioni della guerra. Uno «spirito guerriero» che a Francesco non piace affatto tanto che in Vaticano pensano che pronunciare tali parole oggi serva proprio a sbarrare il passo al Papa romano. Non un caso, dunque. Per questo in Vaticano hanno paura che il viaggio a Kiev possa rivelarsi un boomerang facendo irrigidire ancora di più la controparte russa.
C’è poi un discorso geopolitico più ampio e c’entrano anche l’Africa e la Cina. Perché nel continente africano insistono tantissime missioni della chiesa cattolica. Ma la Russia in Africa si sta espandendo a macchia d’olio è sempre più forte e la chiesa non vuole avere problemi. Stesso discorso per la Cina, che potrebbe contrastare l’azione di evangelizzazione in Africa della chiesa cattolica. Senza considerare poi gli accordi in vigore tra Pechino e il Vaticano e che riguardano proprio lo stato cinese con la possibilità della chiesa di espletare il proprio mandato religioso. Insomma, mettersi contro Putin per la chiesa cattolica potrebbe significare mettere a rischio la propria missione di evangelizzazione in Africa e farsi nemica anche la Cina alleata, con tanto di accordi siglati prima delle Olimpiadi, del leader russo. Tutti rischi che Francesco non vuole correre.