L’imprenditore farmaceutico Antonio Di Fazio, arrestato lo scorso maggio per aver drogato, violentato e fotografato una giovane studentessa di 21 anni, dovrà scontare una condanna di 15 anni e 6 mesi di carcere con rito abbreviato. Di Fazio era inoltre indagato per altri cinque casi di abusi accertati, tra cui la ex-moglie.
Antonio Di Fazio, il manager arrestato con l’accusa di stupro è stato condannato a 15 anni e sei mesi. La Procura aveva chiesto nove anni di carcere https://t.co/gi2EgAq6bT
— Fanpage.it (@fanpage) April 8, 2022
I dettagli della condanna a 15 anni al manager Di Fazio
A decretare la condanna per il manager milanese Antonio Di Fazio il gup Anna Magelli, decisamente più alta rispetto ai 9 anni richiesti dalla Procura di Milano, rappresentata dal pubblico ministero Alessia Menegazzi e dal procuratore aggiunto Letizia Mannella. Senza contare lo sconto di un terzo della pena dovuto alla scelta del rito abbreviato. Di Fazio dovrà inoltre risarcire 98mila euro di danni alla studentessa che lo denunciò quasi un anno fa, e di 14mila euro per ciascuna delle altre vittime.
L’imprenditore, ricoverato dallo scorso dallo scorso febbraio in una clinica psichiatrica, non era presente in aula. Al suo posto l’avvocato rappresentante Mauro Carelli che si è detto sorpreso della sentenza:
“È una pena alta se consideriamo, per esempio, che Alberto Stasi prese sempre in rito abbreviato 16 anni di carcere. La procura aveva chiesto 9 anni, aspettiamo le motivazioni”.
Uno schema predefinito dietro gli abusi
Il fondatore di Global Farma seguiva uno schema predefinito per avvicinare le ragazze e successivamente abusare di loro. Il primo contatto si stabiliva tramite un colloquio per una proposta di lavoro, a cui faceva seguito la narcotizzazione della vittima drogandola con benzodiazepine. A questo punto, con le donne addormentate, procedeva all’abuso documentando il tutto con il proprio smartphone. Sul cellulare dell’uomo sono state rinvenute 57 foto che mostrano frammenti della violenza sessuale.
Con l’ex-moglie, invece, il trattamento era stato ancora più aggressivo: uno spray urticante sul viso e violenti colpi alla testa avevano fatto perdere conoscenza alla donna. L’episodio, inizialmente giudicato come tentato omicidio, era stato poi declassato a semplici lesioni.