La guerra non si combatte ormai solo sul campo di battaglia in Ucraina, ma anche in rete. E l’occidente in questo conflitto può contare anche sul collettivo Anonymous, che ha preso già dall’inizio delle ostilità una posizione pesantissima contro la Russia. Gli hacker adesso hanno messo a segno un pesante colpo nei confronti dei media del Cremlino, rilasciando diverse informazioni sensibili per permettere agli utenti della rete di scatenarsi a loro volta.

Il data breach di Anonymous

Il colpo, messo a segno dal Network Battalion 65, o NB65, ha permesso di divulgare la bellezza di oltre 786 gigabyte di email provenienti da tutte le televisioni statali e dalla compagnia  radiofonica (VGTRK). Del conglomerato multimediale Vserossijskaja gosudarstvennaja televizionnaja i radioveščatelnaja kompanija fanno parte 5 canali televisivi attualmente attivi, 4 stazioni radiofoniche, 80 emittenti regionali e l’agenzia di informazioni Rossiya Segodnya che edita l’agenzia di stampa Sputnik. L’arco temporale recuperato dagli attivisti, o meglio dagli hacktivisti, copre circa 20 anni.

Gli altri smacchi alla Russia firmati Anonymous

Nel corso degli ultimi giorni, il gruppo di Anonymous è stato particolarmente attivo. Domenica scorsa, gli hacker avevano confermato di essere entrati in possesso dei dati personali di 120.000 soldati russi impegnati nella guerra in Ucraina: fra questi date di nascita, nomi, indirizzi di residenza e numero di passaporto.

Tutti i soldati partecipanti all’invasione dell’Ucraina dovrebbero essere imputati in un tribunale di guerra

sancivano i militari delle tastiere. Il 2 aprile il gruppo legale Capital Service era finito nel loro mirino digitale.

Il 31 marzo invece il collettivo segnalava di essere entrato in possesso di oltre 60mila email del gruppo Marathon, un gruppo di investimento collegato al russo Alexander Vinokurov, colpito dalle sanzioni dell’Unione Europea. Andando a ritroso poi, lo scorso 28 febbraio Anonymous aveva attaccato pesantemente le agenzie di stampa Tass, Fontanka, Kommersant e il canale RT, oltre al sito internet del Cremlino.