L’ex arbitro Byron Moreno torna a parlare dopo 20 anni dalla disastrosa partita tra Italia e Corea del Sud agli ottavi dei Mondiali del 2002, dove fu l’artefice della disfatta azzurra, divenendo uno dei personaggi più odiati e controversi nella storia del calcio.
Lui, però, non ha dubbi sulla sua direzione, come spiega nell’intervista alla Gazzetta dello Sport: “Quella gara è nella top 3 delle mie migliori prestazioni”.18 giugno 2002 Italia-Corea del Sud, la partita dove Byron Moreno legò per sempre il suo nome alla squadra azzurra. A quasi vent’anni da quella gara, l’ex fischietto ecuadoriano ha rilasciato un’intervista dove non fa marcia indietro, ma anzi rincara la dose “Dopo tutto questo tempo ricevo ancora insulti sui social dai tifosi italiani. Ho la coscienza pulita, sono tranquillo. Quella gara è nella top 3 delle mie migliori prestazioni arbitrali in carriera. Che voto mi darei? 8.5 pieno“. Tra gli episodi più controversi vi furono l’espulsione di Totti e il mancato rosso a un giocatore coreano per fallo su Zambrotta. Moreno commenta così. “Nel caso di Totti, se guardiamo il video, il giocatore coreano punta il pallone, arriva prima e allunga la gamba. Il capitano azzurro inciampa e cade provando a simulare un fallo per il quale è stato ammonito per la seconda volta e quindi espulso. Il regolamento prevedeva il giallo per simulazione. Ho rispettato le regole, le immagini parlano chiaro. Totti non protesta, gli unici a farlo sono Vieri e Di Livio. Anche quando Trapattoni colpisce il vetro che divide la sua panchina dai dirigenti Fifa, è una reazione dovuta alla rabbia del momento”.
Sull’episodio con Zambrotta, invece, qualche ripensamento c’è: “Sun–hon Hwang falcia Zambrotta al 72’, costretto a uscire per infortunio. Quella è l’unica situazione che mi ha fatto riflettere tanto in questi anni. Tornassi indietro darei il cartellino rosso al coreano. Sono umano, mi assumo la responsabilità per ogni decisione giusta o sbagliata presa durante la mia carriera arbitrale. Quello di cui potete stare sicuri è che non ho mai voluto favorire o penalizzare qualcuno in campo”.