Sono bastate un paio d’ore in camera di consiglio per arrivare alla sentenza nel processo contro Paolo Bellini. Ergastolo con un anno di isolamento diurno. Lo ha deciso la Corte di assise di Bologna per la Strage del 2 agosto 1980, quando una bomba venne innescata alla Stazione Centrale provocando 85 vittime e oltre 200 feriti.
Bellini è dunque il quinto colpevole individuato dalla Giustizia, giudicato per concorso in omicidio insieme a quattro membri del NAR, un’organizzazione terroristica di estrema destra.
#PaoloBellini è stato condannato all’ergastolo per la strage di #Bologna. L’ex Avanguardia Nazionale per l’accusa è il quinto attentatore nell’attacco che causò la morte di 85 persone e il ferimento di altre 200: https://t.co/PBfnNfUdsW pic.twitter.com/HtAXX1QOIu
— Sky tg24 (@SkyTG24) April 6, 2022
Puniti penalmente anche gli altri imputati
Paolo Bellini era assente dall’aula nel giorno della sentenza all’ergastolo, a differenza di numerosi familiari delle vittime, i quali hanno accolto il verdetto con gioia composta. In rappresentanza delle istituzioni erano presenti il sindaco di Bologna Matteo Lepore e la vicepresidente della Regione Emilia-Romagna Elly Schlein.
Per Bellini la Procura generale aveva chiesto una pena leggermente più severa: ergastolo con isolamento diurno triennale. A pesare come prova regina verso il verdetto di colpevolezza un filmato che, secondo gli inquirenti, ritrae l’imputato a Bologna la mattina della strage, tesi rigettata dalla difesa.
Oltre all’ex-brigadiere la Corte di assise di Bologna ha giudicato rei anche i due imputati nel nuovo processo. L’ex carabiniere Piergiorgio Segatel, accusato di depistaggio e condannato a sei anni, e l’ex amministratore condominiale Domenico Catracchia, accusato di false informazioni al pm al fine di sviare le indagini e condannato a quattro anni. Per Segatel il procuratore aveva chiesto sei anni mentre per Catracchia tre anni e sei mesi.
Chi era Paolo Bellini prima della condanna all’ergastolo
Da molti Paolo Bellini è considerato una delle figure più inquietanti e misteriose dal secondo Dopoguerra, al punto da meritarsi l’appellativo di “primula nera”. Ex collaboratore di giustizia, fu membro attivo dei NAR neofascisti tra gli Anni Settanta e Ottanta, prima di rifugiarsi da latitante in Brasile. Sempre tagliente e pungente nelle sue dichiarazioni, cariche di odio:
“Presidente, non è mica cosa da poco essere accusato di una strage come quella di Bologna sapendosi innocente. Avrei per caso dovuto mentire?”