Ve la ricordate Marina Ovsyannikova, la giornalista russa dell’emittente Channel One che era entrata in diretta nello studio del telegiornale con un cartellone? No alla guerra. Non credete alla propaganda. Qui vi stanno mentendo recitava lo striscione che aveva esposto alle spalle della conduttrice. Ebbene, la donna non ha dimenticato la guerra in Ucraina.
Marina Ovsyannikova, dalla tv all’aiuto dei rifugiati
Attraverso il suo canale Telegram, Marina Ovsyannikova ha deciso di continuare a mantenere informati i suoi oltre 2.000 iscritti. Dopo aver lasciato la tv russa Channel One, la donna ha subito degli interrogatori, come raccontato da lei stessa:
(Dopo l’irruzione) La polizia ha preso il mio cellulare e molto educatamente mi ha informato della situazione politica in Russia. Sono stata inoltre interrogata dal Vicecapo del Dipartimento antiterrorismo. Nel mentre, lui continuava a rispondere alle telefonate da questo o da quel direttore. Gli agenti non hanno voluto credere per diverso tempo che io avessi deciso di protestare da sola. Mi è stato continuamente chiesto come io fossi collegata con l’occidente e chi mi avesse influenzato. Io ho solo espresso la mia opinione di cittadina.
Nel suo racconto, Marina Ovsyannikova racconta anche delle sue richieste di un avvocato:
Non mi è stato mai permesso (chiamare un legale). Non mi è stato mai consentito neanche di chiamare la mia famiglia per più di 18 ore. Poi mi hanno portato in tribunale, e anche qui senza un legale. Finché uno degli avvocati che mi ha cercato tutto il giorno e tutta la notte mi ha finalmente ritrovato. Il resto lo sapete.
Ecco cosa fa la giornalista russa oggi
Marina Ovsyannikova, sempre su Telegram ha raccontato il suo tentativo di fornire un aiuto concreto ai profughi ucraini che sono sfuggiti dalla guerra e ora si trovano in Russia. Una sfida non facile:
Per giorni, i miei amici e vicini hanno acquistato beni, scarpe, saponi e giocattoli portandoli a casa mia. Li abbiamo impacchettati con attenzione e mi hanno riferito cosa ogni pacchetto. Oggi pomeriggio sono arrivata al sanatorio Zvedzdny. E semplicemente non ci hanno permesso l’accesso, con la scusa della quarantena. Tutti i rifugiati vivono dietro le mura, ben difesi. Anche se non si capisce da chi… Dai volontari o dai giornalisti? Il direttore del sanatorio ci ha detto che i rifugiati non hanno bisogno di nulla, e ha preso solamente le cose nuove, offrendosi di consegnare il resto alla Croce Rossa (al cui personale) era permesso l’accesso.
La donna poi spiega come siano stati accolti i giornalisti:
Dell’intera vicenda ho solo poche foto. Ai giornalisti che mi avevano accompagnato è stato proibito di pubblicare i video. Ma spero davvero che le cose da noi portate siano state ricevute dai bisognosi.
L’ultimo post si conclude con la frase scritta sulla sua giacca
Ogni vita umana non ha prezzo.