Nell’Ucraina martoriata dalla guerra c’è un prima e un dopo. Uno spartiacque bene preciso e terribilmente documentato: l’orrore di Bucha. Il massacro della cittadina nell’oblast’ di Kiev ha innescato un processo di reazioni a catena da parte dei leader dell’Occidente che non si limita a dure parole di condanna. L’Unione europea è pronta infatti ad un nuovo inasprimento delle sanzioni contro la Russia che potrebbe toccare il cuore dell’economia del Cremlino. Ovvero l’importazione di carbone, petrolio e gas.
Nuove sanzioni Ue contro Russia: ipotesi blocco petrolio e gas
Se ne dovrebbe parlare alla riunione Ecofin di martedì 5 aprile e a quella degli ambasciatori Ue del 6 aprile. I 27 sembrano uniti sul fronte delle ritorsioni economiche, anche se emergono alcuni dissensi. L’Austria ad esempio si è schierata apertamente contro nuove sanzioni legate al gas. Dubbi sono stati espressi anche da Christian Lindner, ministro delle Finanze tedesco.
Gas e rubli
Il fermo alle importazioni andrebbe però a dirimere anche l’altra questione cruciale delle ultime settimane. La decisione di Putin di accettare solo rubli per il pagamento del gas esportato. Dietro l’ultimatum dello Zar ci sarebbe infatti il tentativo di rafforzare la valuta russa costringendo i gruppi europei a trattare indirettamente con la banca centrale della Federazione. Così, le sanzioni finanziarie imposte dai Paesi occidentali sarebbero di fatto raggirate.
“Non ci faremo ricattare da Mosca“, ha detto nei giorni scorsi il commissario europeo per gli Affari economici Paolo Gentiloni. Una voce che, dopo le atrocità di Bucha, è diventata urlo che non conosce barriere del suono
Leggi anche: Cina, no a bersaglio di sanzioni dall’occidente
Leggi anche: L’UE aumenta le sanzioni, ma Daly punta il dito sulla NATO