L’Ungheria continua con Viktor Orbán. Il partito del primo ministro uscente ha vinto senza difficoltà le elezioni parlamentari ungheresi, che si sono tenute ieri, domenica 3 aprile. Orbán otterrà così il suo quinto mandato come primo ministro, il quarto di fila.

Una vittoria schiacciante, ora ha una super-maggioranza

Nel dettaglio, Il sodalizio composto da Fidesz, il partito del premier sovranista, e dai cristiano-democratici di Kdnp si è aggiudicato il 53,1% dei voti, un risultato migliore rispetto alle votazioni di quattro anni fa. L’opposizione unita, guidata dal candidato Peter Márki-Zay, si è fermata invece al 35 per cento.

In termini di seggi, il partito di Orbán ha conquistato anche la maggioranza necessaria a cambiare la Costituzione, conquistando 134 seggi su un totale di 199, contro i 58 dell’opposizione. In Parlamento entra anche MiHazank, formazione di estrema destra che si è aggiudicata 7 seggi.  L’affluenza alle urne si è attestata al 67,8%, in leggero calo rispetto a quattro anni fa.

Il discorso Orbán: attacchi alla Ue e a Zelensky

Nel suo discorso di vittoria, domenica sera, Orbán ha elencato quelli che considera i “avversari”, includendo nell’elenco anche la Commisione Europea e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky.

“Questa nostra quarta vittoria consecutiva è la più importante, perché abbiamo conquistato il potere contro un’opposizione che si era alleata – ha detto nel commentare il suo successo – Si sono alleati tutti e noi abbiamo vinto lo stesso. Abbiamo vinto anche a livello internazionale contro il globalismo. Contro Soros (il magnate americano di origine ungherese). Contro i media mainstream europei. E anche contro il presidente ucraino”.

“È una vittoria così grande che si vede dalla Luna. E di certo da Bruxelles”, è stata la stilettata finale di Orbán , a cui l’Ue aveva anche congelato oltre 7 miliardi di euro del Pnrr per un contenzioso sullo stato di diritto.

Nella campagna elettorale, Orbán si è presentato infatti come il difensore degli interessi economici del Paese, contrapposto all’opposizione che fornirebbe armi all’Ucraina e spingerebbe l’Ungheria verso la guerra, a suo dire.