Cresce la preoccupazione Covid-19 in Cina. Il bollettino di ieri, infatti, ha registrato 13.146 casi. Si tratta del valore più alto dal picco della prima ondata raggiunto più di due anni fa. Lo hanno affermato le autorità sanitarie locali.
La suddivisione dei contagi riscontrati è così composta: 1.455 pazienti con sintomi e 11.691 asintomatici mentre non si segnalano nuovi decessi. I dati provengono dalla Commissione sanitaria nazionale in un comunicato, con la variante altamente contagiosa di Omicron ormai dilagante in più di una dozzina di province cinesi.
In Cina i nuovi contagi Covid ai massimi dal picco della prima ondata. Quasi tutti i 25 milioni di abitanti a Shanghai sono in lockdown #ANSA https://t.co/UMXXF77TqK
— Agenzia ANSA (@Agenzia_Ansa) April 3, 2022
Le ultime novità sul Covid-19 in Cina
In due anni nel paese sono stati riscontrati complessivamente meno di 100 casi per milione di persone. La Cina, dove il coronavirus fece la sua comparsa per la prima volta alla fine del 2019 a Wuhan, è uno degli pochi Paesi al mondo ad adottare una politica “zero Covid” per contrastare la diffusione del virus. Una strategia volta a prevenire l’emergere di nuovi casi attraverso lockdown regionalizzati e di breve durata, test di massa, isolamento sistematico delle persone infette e parziale chiusura delle frontiere. Bastano pochi casi positivi per far scattare l’intero meccanismo.
La situazione più critica attualmente si registra nell’area di Shanghai. Quasi tutti i 25 milioni di abitanti della megalopoli cinese (nonché capitale economica della Cina, sede della Borsa) sono in lockdown da sabato. La città da qualche giorno è l’epicentro di una nuova ondata di contagi legata a una rapida diffusione della variante Omicron. Le autorità sanitarie locali procedono per “aree”, liberando progressivamente ciascuna zona di Shanghai. L’obiettivo è di completare lo screening di massa entro il 5 aprile.
Il governo cinese non vuole farsi trovare impreparato di fronte al nuovo scenario. Pertanto sta valutando un possibile cambio di rotta, per cercare di salvaguardare contemporaneamente l’interesse economico e sanitario della popolazione. Inoltre, diverse decine di milioni di cinesi sono in lockdown anche nel nordest del Paese, culla dell’industria automobilistica.