L’agenzia britannica per la Sanità L’agenzia britannica per la Sanità (UKHSCA) che avverte: esiste una nuova variante del coronavirus. L’allarme arriva dall’Inghilterra e ha il sentore di un déjà-vu. Denominata XE dagli esperti (codice B.1.1.529), la neonata mutazione sarebbe figlia di una ricombinazione di Omicron 1 (BA.1) e Omicron 2 (BA.2). Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) la sua contagiosità sarebbe superiore del 10% rispetto a Omicron 2, ma i dati di trasmissibilità sono ancora parziali.

Non è la prima volta che due varianti del virus Sars Cov2 si “combinino” producendo una variante mix. Era già accaduto a gennaio 2022 con Deltacron, scoperta a Cipro e frutto del mix tra Delta e Omicron. Un ibrido che non ha mai destato preoccupazioni poiché non è mai diventata dominante. Per questo gli esperti mantengono cautela, allo stesso modo sono da accertare le conseguenze per la salute e relative all’efficacia dei vaccini.

Cosa sappiamo sulla nuova variante del Covid

Dalle fonti di informazione oltremanica si apprende che la nuova sequenza riconducibile a XE è stata riscontrata nei tamponi di 637 persone risalenti allo scorso 19 gennaio. Questo il numero ufficiale di soggetti affetti dalla sottovariante di Omicron, sull’intero territorio britannico, ritenuta leggermente più aggressiva secondo i primi rilevamenti. A tal proposito l’UKHSCA spiega quale sia la natura biologica di questa specifica variante:
“Si verifica quando un individuo viene infettato con due o più varianti contemporaneamente, con conseguente mescolamento del loro materiale genetico all’interno del corpo del paziente”. In altre parole XE ha avuto origine in un paziente Covid colpito sia da BA.1 che BA.2.

Dal punto di vista prettamente scientifico la scoperta accertata di questa nuova forma di SARS-CoV-2, il principale batterio responsabile della pandemia di COVID-19, è una notizia piuttosto significativa. Si riuscirebbe infatti a dare una risposta all’innalzamento dei contagi in UK. Il numero di casi finora individuati lascia infatti presagire che possa esserci spazio per una sua rapida diffusione. Da ciò si potrebbe di conseguenza dedurre il tasso di contagiosità di questa forma del virus.Già tre giorni dopo l’individuazione ufficiale, il numero ha superato la quota di due decine di unità. Tuttavia, come si evince nei documenti delle organizzazioni competenti in materia, XE rappresenta pur sempre meno dell’1% del totale dei casi sequenziati nello Stato. Sul tema si è attivata anche  l’agenzia delle Nazioni Unite per la sanità,  facendo sapere che continuerà a monitorare questa e altre mutazioni.